"La pesca a strascico in tutta Europa sarà fortemente ridimensionata già a partire dal 2030 e in particolar modo nel Mediterraneo perché l’attuale sforzo di pesca non è più compatibile con la protezione delle specie ittiche e degli habitat marini", dice il Presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, Fulvio Mamone Capria.
Mamone Capria (Aero): “Ecco i dati reali del settore eolico offshore”
“Siamo colpiti e spaventati dalla superficialità con la quale vengono diffusi e comunicati dati allarmistici sugli impatti che subirà il settore della pesca a seguito dell’installazione degli impianti eolico offshore. È vero che in Italia ci sono 129 progetti, per un totale circa 80,5 GW, che hanno fatto richiesta di connessione alla rete di Terna; di questi però, solo per 49 GW, ossia 75 progetti, sono stati accettati i preventivi di connessione di Terna e solo per 20 progetti, per circa 15 GW, è stato avviato l’iter di Valutazione di Impatto Ambientale presso il MASE. È doveroso precisare, pertanto, che degli 84 progetti ai quali fa riferimento l’allarmante comunicato di alcune associazioni di categoria del mondo della pesca, solo una minima percentuale rappresenta l’obiettivo al 2030 e che anche gli scenari più ambiziosi difficilmente prevedono una potenza installata superiore ai 20 GW al 2040. Le lamentele, sul rischio che le marinerie che praticano la pesca a strascico subirebbero nel breve periodo una riduzione di oltre il 21% del loro prelievo, sono totalmente infondate. Alimentare l’informazione in maniera non corretta non aiuta nessuno, e chi verrà maggiormente penalizzato, a causa della disinformazione, saranno proprio quelle marinerie che da tempo soffrono, ma non certo per colpa delle energie rinnovabili”, è quanto dichiara il Presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, Fulvio Mamone Capria.
“Il nocciolo della questione è ben altro. La pesca a strascico in tutta Europa sarà fortemente ridimensionata già a partire dal 2030 e in particolar modo nel Mediterraneo perché l’attuale sforzo di pesca non è più compatibile con la protezione delle specie ittiche e degli habitat marini. È doveroso comprendere le preoccupazioni di un intero comparto ma è essenziale analizzare le reali motivazioni che hanno determinato una crisi oramai irreversibile e ragionare insieme – così come stiamo facendo con Federpesca e Flai Cgil – per costruire un percorso di confronto vero, fondato sugli effettivi dati progettuali, puntando alla coesistenza di diversi interessi in mare che generi nuovi benefici. Realizzare impianti di eolico in mare significherà consentire ad alcune aree di ripopolarsi di stock ittici oggi quasi o del tutto scomparsi. Un beneficio per i pescatori che potranno proseguire al di fuori di queste aree le loro attività di prelievo. Costruiamo altre forme di partenariato sull’acquacoltura e la mitilicoltura e valorizziamo la multifunzionalità del pescatore, soprattutto durante il fermo biologico, nelle attività di assistenza e monitoraggio degli impianti. Diamo vita a nuove professionalità e modelli di “pesca-turismo”. Questo significa voler bene al proprio futuro, alla pesca, alla produzione di energia rinnovabile, alla biodiversità per avere un Paese competitivo e indipendente energeticamente, mantenendo alta l’attenzione agli scenari socio economici locali. La nostra associazione, forte dell’affiancamento dei migliori biologi marini nazionali, ha da sempre aperto le sue porte aperte al dialogo con tutte le marinerie. Siamo anche noi cittadini e consumatori e rispettiamo le preoccupazioni del settore della pesca”, prosegue il Presidente di AERO.