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Emissioni in calo del 10% al 2030, ma per il net zero è necessario attendere il 2057

L’incertezza politica in Europa frena gli investimenti per la decarbonizzazione. Secondo l’82% dei manager intervistati da Bain & Company, al 2050 l’idrogeno rappresenterà un driver di sviluppo tecnologico

Emissioni

Sebbene i manager del settore energia restino prevalentemente ottimisti sugli obiettivi net zero di lungo termine, a causa delle turbolenze di mercato dell’ultimo anno, nel breve termine prevedono rallentamenti e incertezze nel processo di decarbonizzazione. Infatti, se entro il 2030 si stima che le emissioni diminuiranno del 10%, per il secondo anno consecutivo, la data prevista per il raggiungimento degli obiettivi net zero è fissata al 2057, ben oltre le aspettative dell’Agenda Comunitaria.

Evidenze e valutazioni che emergono dal terzo Report annuale di Bain & Company sul mondo dell’energia, realizzato intervistando oltre 600 executives di 125 aziende del settore Energy & Natural Resources in 46 differenti Paesi del mondo. I manager dell’industria stimano che le riduzioni delle emissioni seguano in linea di massima il ritmo attuale fino al 2030, per poi accelerare fino al 2057. Tuttavia, perché ciò accada realmente, è necessario un aumento degli investimenti in energia green, passando dai 1.000 miliardi di dollari di oggi a 4.000 miliardi di dollari entro il 2030[1].

Le ambizioni non sono cambiate rispetto allo scorso anno”, spiega Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner di Bain & Company “il 67% dei manager continua ad essere ottimista sulla propria capacità di guidare il resto delle industrie nel percorso di transizione energetica. Tuttavia, gli esperti del settore hanno anche una maggior consapevolezza rispetto al contesto in cui operano: sarà infatti imprescindibile che i Governi intervengano maggiormente a sostegno di iniziative di decarbonizzazione e difficilmente i clienti saranno disposti a pagare di più per prodotti sostenibili”.

“Quello che abbiamo rilevato è una generalizzata e consolidata prospettiva di cambiamento, ma anche valutazioni molto diverse sulle direzioni da intraprendere”, prosegue Alessandro Cadei, Responsabile EMEA della Practice Energy & Utilities di Bain & Company “se infatti i manager dell’industria energetica si dichiarano tutti egualmente convinti che la prima priorità sia l’abbattimento delle emissioni Scope 1 e 2, il secondo e terzo posto nella graduatoria cambia da settore a settore: Chiave il tema circolarità per il settore chimico, la tracciabilità della supply chain per il settore agricultural ed impatto sulle comunica locali per settore Oil& Gas e Mining”.

Aree geografiche

Sebbene le politiche governative e gli iter autorizzativi rimangano gli ostacoli principali alla crescita di nuove imprese a basse emissioni di carbonio, l’indagine di Bain rivela sfumature diverse per area geografica. Mentre i dirigenti degli operatori nordamericani ed europei risultano più preoccupati per i temi autorizzativi, i dirigenti dell’area Asia-Pacifica considerano la tecnologia come un ostacolo cruciale all’attuazione della transizione. Nello specifico, in Europa – rispetto all’anno precedente – quasi il doppio dei dirigenti del settore Oil & Gas ha attribuito all’incertezza politica la responsabilità del ritardo nelle decisioni di investimento (il 61%, contro il 36% del 2021). A conferma del “peso” delle tematiche normative, le aziende nordamericane del settore prevedono di aumentare gli investimenti in nuove aree nel corso di quest’anno proprio quale risultato dei recenti cambiamenti delle politiche governative.

Tecnologia e talenti, elementi critici

Le energie rinnovabili, l’intelligenza artificiale (AI), lo stoccaggio: ecco le priorità tecnologiche cruciale per il settore da qui al 2030. Alcuni manager – soprattutto quelli dell’area Medio Orientale – puntano già oggi sull’idrogeno e sulla cattura dell’anidride carbonica, mentre i manager della maggior parte delle altre regioni geografiche, prevedono che queste tecnologie possano diventare più rilevanti solo dopo il 2030: l’82% si aspetta che, al 2050, l’idrogeno abbia un “impatto significativo” sulla propria attività.

In questo contesto, competenze digitali e informatiche sono molto richieste in tutti i segmenti dell’industria e in tutte le aree geografiche. Circa il 60% dei top manager del settore prevede che le tecnologie digitali e l’IA cambieranno in modo significativo le loro attività entro il 2030 ma, ad oggi, fatica a trovare i talenti che possano gestire e supportare questo cambiamento.