A lanciare l’allarme è l’azienda italiana (Roverbella) Dragflow: non solo rischi per i periodi di siccità ma i detriti accumulati minacciano anche la produzione di energia idroelettrica
La scarsa manutenzione di dighe e invasi in Italia sta impattando in maniera significativa sulla produzione di energia da fonti idroelettriche, oltre a essere una minaccia per i rischi idrici legati ai periodi tipici di siccità. La quota di elettricità generata dalla potenza dell’acqua è scesa di 6 punti percentuali, passando dal 15% al 9% negli ultimi due anni, in base alle elaborazioni realizzate da ISPI su dati Terna. Alla base del problema c’è la quantità di sedimenti, capace di compromettere i benefici di bacini e dighe in termini di fornitura d’acqua alle centrali.
La riduzione della produzione di energia da impianti idroelettrici è stata causata dalla scarsità d’acqua e dai bassi investimenti nel settore. Secondo le analisi dell’ISPI, basate sui dati di Terna, nel 2024 la produzione idroelettrica non supererà i 27,7 TWh raggiunti nel 2023, che rappresentano circa il 10% dell’energia annuale prodotta in Italia. Questo dato è leggermente inferiore ai 29,7 TWh del 2022, ma notevolmente più basso rispetto ai 48,3 TWh del 2021. Tra il 2018 e il 2021, la media annuale di produzione idroelettrica era di circa 49 TWh, ovvero il 30% in più rispetto agli ultimi due anni, evidenziando la necessità di invertire questa tendenza.
A lanciare l’allarme è Dragflow, azienda attiva nella produzione di pompe e sistemi di dragaggio, che ha sviluppato soluzioni avanzate in grado di rimuovere oltre 500 tonnellate di materiale all’ora dai bacini idrici. Questo potente sistema di dragaggio permette di liberare gli invasi dai sedimenti accumulati, ripristinando la loro piena capacità di stoccaggio e garantendo un flusso d’acqua costante e pulito verso le turbine. Le turbine, a loro volta, servono ad alimentare le centrali che creano energia idroelettrica, convertendo l’energia dell’acqua in energia elettrica. In questo modo, Dragflow contribuisce a mantenere l’efficienza e la sostenibilità delle centrali idroelettriche.
I 532 grandi invasi italiani possono potenzialmente raccogliere ad oggi fino a 13,8 miliardi di metri cubi d’acqua (Libro Bianco 2024 Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti), ai quali si aggiungono circa 800 milioni di metri cubi dai piccoli invasi, ma mediamente il 33% (4,3 miliardi di metri cubi) del loro volume si riduce a causa dei detriti che si accumulano nel fondale (interrimento). Se gli oltre 500 invasi idroelettrici censiti dal Mit fossero puliti da sedimenti, detriti e fanghiglia e se ciò fosse accompagnato da un innalzamento dei volumi massimi autorizzati si potrebbero immagazzinare quasi 5 miliardi di metri cubi d’acqua in più. Il che significa quasi il 50% in aggiunta a quanto custodito oggi dalle dighe e il 16% del prelievo annuo medio italiano.
“Dal 2021, l’Italia affronta persistenti problemi nella produzione di energia idroelettrica. Quando i bacini delle dighe si prosciugano e i canali idrici perdono potenza, la produzione si riduce drasticamente, un fenomeno amplificato dalla carenza d’acqua – ha dichiarato Nicola Masotti, General Manager di Dragflow.
Tuttavia, non è solo la scarsità d’acqua a rappresentare un problema. Un’altra criticità risiede nella presenza di grandi quantità di sedimenti e materiali all’interno dei bacini idrici, che riducono la capacità di stoccaggio dell’acqua. A causa della mancata manutenzione dei bacini delle dighe, stiamo vivendo grosse criticità sia durante i periodi di intensa pioggia, come quelli recenti al Nord, sia nei periodi di siccità, come quello che sta colpendo attualmente la Sicilia”.
Secondo le stime di The European House – Ambrosetti, l’Italia deve investire 48 miliardi di euro per colmare il suo gap, come indicato nello studio “Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori” realizzato in collaborazione con A2A. Questi fondi sarebbero destinati principalmente all’efficientamento del sistema idrico esistente. L’investimento apporterebbe benefici non solo energetici, ma anche economici. Ottimizzare la rete idrica attuale consentirebbe un risparmio di 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua e genererebbe ricadute economiche positive per l’Italia, pari a 77 miliardi di euro.
“Il dragaggio – continua Masotti – è un processo fondamentale per la pulizia degli scarichi di fondo delle dighe e riveste un’importanza significativa per diverse ragioni: mantenimento della capacità di stoccaggio, prevenzione degli allagamenti, manutenzione delle infrastrutture idriche, preservazione dell’ecosistema”.
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