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Direttiva REDII: a rischio il futuro delle bioenergie

Le associazioni Aiel, Ebs, Ef, Fiper e Itabia, che rappresentano il comparto delle biomasse solide, con una lettera congiunta si rivolgono ai ministri Cingolani (MiTe), Patuanelli (Mipaaf) e Giorgetti (Mise) per chiedere di avviare un confronto in tempi rapidi con gli operatori del settore nell’iter di recepimento della Direttiva REDII.

Biomasse italiane
Foto di Yves Bernardi da Pixabay

Le associazioni Aiel, Ebs, Elettricità Futura, Fiper e Itabia che rappresentano la filiera foresta-legno-energia in Italia e in Europa hanno scritto una lettera congiunta al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Roberto Patuanelli e al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, in merito alla revisione e attuazione della direttiva REDII. Le associazioni esprimono la loro preoccupazione per il mancato confronto con gli operatori di riferimento sul tema. La lettera è stata scritta anche in vista del Transport, telecommunications and energy council (energy) del prossimo 11 giugno.

Le associazioni firmatarie sostengono l’importanza di introdurre criteri di sostenibilità per l’uso delle biomasse legnose a scopo energetico che indirizzino correttamente il mercato e chiedono di essere coinvolte in un processo partecipato di revisione e implementazione della Direttiva sulle energie rinnovabili REDII.

Solo così sarà possibile garantire che l’eventuale revisione delle misure di sostenibilità attualmente proposta dalla Commissione Clima e Ambiente EU sia migliorativa a livello di mercato e di tutela ambientale per l’intera filiera, e risponda a criteri realisticamente applicabili, tali da garantire l’accelerazione della decarbonizzazione del sistema energetico nazionale e quindi il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici europei.

Nella lettera le associazioni si mettono a disposizione per dare il proprio contributo alle azioni di contrasto al cambiamento climatico e di sostegno alla biodiversità che l’Europa propone all’interno del Green Deal nel pacchetto “Fit for 55” (con cui si definiscono 12 misure atte a centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas-serra del 55% al 2030).

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Per ottenere questo risultato, secondo le firmatarie, vanno coinvolte e integrate tutte le fonti rinnovabili di energia (FER) virtuose, programmabili e non, valorizzando la complementarità tra loro e considerandone i diversi fattori locali di costo-opportunità.In tale ottica la bioenergia, la “rinnovabile” più strettamente legata al territorio, necessita di criteri di sostenibilità chiari, basati su evidenze scientifiche e concretamente realizzabili. Il Green Deal ha come obiettivo un’Europa climaticamente neutra entro il 2050; per raggiungere l’ambizioso traguardo il 2021 è considerato

dalla Commissione Europea l’anno del passaggio dalla strategia all’azione. Nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico sarà essenziale il contributo delle fonti rinnovabili, non solo per contrastare il cambiamento climatico ma anche per favorire la biodiversità.

Le associazioni riportano l’attenzione sul fatto che “i modelli previsionali più credibili per il raggiungimento degli obiettivi europei di emissioni zero, nella valutazione d’impatto del piano degli obiettivi per il clima 2030, mostrano la necessità di incrementare l’attuale quota di bioenergia, prevedendo che il suo utilizzo aumenterà entro il 2030 e raddoppierà entro il 2050. La stessa Agenzia internazionale per l’energia (IEA) identifica “l’impiego innovativo e a basse emissioni della bioenergia come una risorsa chiave a livello globale per consentire l’integrazione di più rinnovabili e propone di allargare il suo utilizzo ai processi industriali e al teleriscaldamento”. È importante sottolineare, secondo Aiel, Ebs, Elettricità Futura, Fiper e Itabia che lo scenario tracciato dall’IEA parla esplicitamente di una “moderna bioenergia” gestita secondo criteri sostenibili, con notevoli ricadute positive sulla biodiversità e sulla tutela delle aree forestali. Si evidenzia inoltre che “In Italia, il prelievo legnoso a fini produttivi e energetici è tra i più bassi a livello europeo; nel nostro Paese è urgente la messa in atto della Strategia Forestale per favorire l’economia del legno e soprattutto prevenire i rischi idrogeologici, gli incendi e garantire il presidio di vaste aree montane a rischio marginalizzazione”.

Le associazioni ritengono che i criteri di sostenibilità per la biomassa contenuti nell’attuale versione della Direttiva sulle energie rinnovabili REDII e gli obblighi di comunicazione ai sensi della Direttiva sulla governance dell’Unione dell’energia, costituiscano un quadro solido per garantire la protezione dell’ambiente e del clima e meriterebbero di essere rivisti solo a seguito della loro effettiva attuazione e della conseguente valutazione di impatto.

L’auspicio è che il governo italiano si faccia parte diligente presso la Commissione europea per favorire fattivamente la gestione forestale sostenibile secondo le indicazioni ampiamente discusse e definite all’interno della Strategia Forestale Nazionale. Altrimenti il rischio è di disporre di una Strategia forestale innovativa che promuove l’economia del legno e dei suoi cascami con un approccio sostenibile all’interno di un contesto europeo che in fieri propone la revisione dei criteri di sostenibilità non ancora recepiti dal legislatore italiano. Un rischio da evitare per il bene delle nostre foreste, delle aree montane e dell’economia del Paese.