«Energia: non ci siamo. Le dichiarazioni del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani sulle soluzioni proposte per il caro energia sono in contrasto con il principio, giusto, di voler accelerare lo sviluppo delle rinnovabili – afferma il Presidente del Coordinamento Free, Livio de Santoli. – La revisione dei contratti di incentivazione delle rinnovabili perché, afferma il ministro, “sono soldi che alle fonti pulite non servono più”, potrebbe peggiorare una situazione già critica per gli operatori, che vede attualmente assegnata solo una piccola parte della disponibilità dei bandi per i noti motivi legati al permitting, e quindi provocare l’effetto contrario rispetto a quanto dichiarato».
«Oltre a ciò sconcerta il fatto che il settore fossile, vero responsabile della crisi di questi giorni, sia addirittura incentivato dalle azioni di Governo che si stanno mettendo a punto in queste ore. – prosegue Livio de Santoli – Dire che “un risparmio da quantificare arriverebbe dal raddoppio della produzione nazionale di gas (se fosse veramente conveniente, non si capisce perché non sia stato fatto prima): da 4,5 miliardi di metri cubi all’anno a 8 miliardi” significa puntare sulle fossili senza tenere conto delle dinamiche del mercato visto che questo aumento di quantità sarebbe assolutamente insignificante per calmierare i prezzi del gas, con il settore fossile che avrebbe extra profitti dalla sua vendita, che si aggiungerebbero a quelli esistenti, anche perché il settore paga allo Stato royalties d’estrazione tra le più basse al mondo. Stupisce il fatto che non sia citato il biometano che ha proprio la stessa potenzialità dell’estrazione del gas naturale, ma con il vantaggio di essere rinnovabile e strutturale, visto che non si esaurisce come le poche riserve fossili che abbiamo, ed oltretutto abbiamo una bozza di DM che se fosse approvata impedirebbe la produzione di biometano dalla Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano)».
«Ed è anche assente l’attenzione verso la principale arma contro il caro bollette: quello di una proposta seria di riduzione dei consumi di gas tramite azioni significative di efficienza energetica. Segnaliamo, infatti, la mancata attuazione dei provvedimenti di supporto previsti dal D.M. 21 maggio 2021 sul meccanismo dei certificati bianchi, che aiuterebbero le imprese, messe a dura prova dalla crisi, a investire in efficienza energetica e a ridurre la loro esposizione sia al caro bollette, sia all’emission trading. Tutto ciò scoraggia gli investimenti sulle rinnovabili ed efficienza energetica, mentre nulla viene detto su un aspetto che risulterebbe decisivo per il contrasto al caro bollette: quello dell’eliminazione dei SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi) che valgono circa 20 miliardi di euro. Ribadiamo la disponibilità degli stakeholder per la creazione di un tavolo condiviso per varare misure contro il caro bollette che permettano il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030».