Il progetto nasce dalla collaborazione tra Assocalzaturifici, ARAL, Punto 3 e Idea Plast, che ha ideato e realizzato grazie al riciclo una nuova soluzione per la salute dei bovini
Una suola realizzata in plastica riciclata che aiuta a trattare una delle principali patologie che colpisce i bovini. Quello realizzato da Idea Plast – azienda con sede a Lainate, in provincia di Milano, leader in Italia nella progettazione e realizzazione di oggetti, manufatti e arredi urbani in plastica riciclata proveniente dalla raccolta differenziata – in collaborazione con Punto 3 (società di Ferrara specializzata in progetti per lo sviluppo sostenibile), Assocalzaturifici e Associazione Regionale Allevatori della Lombardia, rappresenta un esempio concreto e virtuoso di come attraverso l’economia circolare, due mondi lontanissimi (il settore calzaturiero e quello dell’allevamento dei bovini) possano riuscire a parlarsi, collaborare e trovare soluzioni concrete a specifici problemi.
Il progetto, sostenuto con il finanziamento di un bando di Regione Lombardia, nasce dalla constatazione che le aziende calzaturiere generano ogni anno tonnellate di scarti di produzione, frutto del processo di lavorazione della pelle e della gomma, i principali materiali utilizzati nella realizzazione delle calzature. Se la pelle è un materiale che si presta facilmente al riutilizzo, gli scarti di lavorazione della gomma diventano invece per la quasi totalità rifiuti destinati alla termovalorizzazione, rappresentando un costo per le aziende sia di tipo economico, incidendo sui costi di gestione del processo, sia ambientale, poichè viene bruciato del materiale che potrebbe invece essere riutilizzato, evitando la produzione di tonnellate di gas ad effetto serra.
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Il progetto prevede il riutilizzo degli scarti in plastica utilizzati nella realizzazione delle suole delle scarpe antinfortunistiche e la loro trasformazione in un nuovo materiale lavorabile per poi sviluppare una suola da utilizzare per guarire le zoppie del bovino.
L’iniziativa ha coinvolto diversi stakeholder e prodotto trasversalmente benefici economici: per le aziende calzaturiere, che finora hanno sostenuto costi per lo smaltimento degli scarti e che ora invece riceveranno un corrispettivo economico, ma anche per gli allevatori sia italiani che esteri, che potranno ridurre le perdite determinate dai capi colpiti dalla zoppia. Il progetto potrebbe interessare potenzialmente un mercato che a livello europeo si stima in oltre 30 milioni di capi, consentendo di estendere i concetti di sostenibilità ed economia circolare anche in settori fortemente impattanti dal punto di vista ambientale come quello calzaturiero e zootecnico.
Concretamente, Idea Plast utilizzerà gli scarti in plastica utilizzati per la produzione delle suole delle calzature antinfortunistiche per la realizzazione di uno “zoccolo” che aiuterà gli allevatori a curare la zoppia bovina, una malattia che oggi colpisce fino al 40% dei bovini e rappresenta la terza causa di perdita economica per gli allevatori di bovini da latte, stimata in circa 400 euro per ogni capo.
Nel dettaglio, la patologia si manifesta come un’alterata andatura del bovino, conseguente a uno stimolo molto doloroso che colpisce per più del 90% i piedi posteriori dei capi, interessando nello specifico l’unghione esterno. La zoppia è causata un intenso dolore all’arto dovuto a varie patologie. In questo modo, oltre all’evidente calo del benessere degli animali viene ridotta la capacità di produrre latte e la possibilità di manifestare comportamenti naturali che aiutano ad ottimizzare la performance riproduttiva della mandria, determinando così seri danni economici e gestionali per l’allevatore.
“Trasformare qualcosa che abbiamo scartato in un qualcosa di nuovo e riutilizzabile rappresenta un forte messaggio sociale, perché ci fa capire come una corretta gestione dell’intera filiera dalla produzione al recupero fino al riutilizzo, possa trasformare la plastica da rifiuto in risorsa, ha dichiarato Alessandro Trentini, fondatore e direttore tecnico di Idea Plast. Crediamo molto in questo progetto perché oltre a far dialogare settori che forse mai avrebbero immaginato di poter entrare in contatto, rappresenta per l’Italia una novità assoluta e conferma la centralità dell’attività di Ricerca e Sviluppo nella ricerca di soluzioni che consentano di trasformare un problema in una opportunità, col valore aggiunto di orientarla ai valori della sostenibilità. Personalmente credo sia fondamentale investire in Ricerca e Sviluppo, per questo ogni anno destiniamo il 25% del fatturato a tale attività”, ha concluso Trentini.
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“Ideare e realizzare nuovi progetti di economia circolare porta con sé oggi più che mai l’opportunità di ottenere contemporaneamente concreti risultati sui tre ambiti della sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Senza dimenticare che tutto il contesto normativo spinge oggi in questa direzione – dal Piano UE per l’Economia Circolare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – risulta fondamentale attuare iniziative di questo tipo e quantificare il loro impatto positivo, per rendere concrete e misurabili le azioni di sostenibilità realizzate dalle imprese – afferma Stefano Secco, responsabile dell’area Responsabilità Sociale d’Impresa di Punto 3”.
La quantificazione dell’impatto del processo produttivo “circolare” sarà realizzata da Punto 3 con la metodologia LCA (Life Cycle Assessment) e raffrontata allo scenario base rappresentato dal precedente modello di economia lineare. L’analisi, svolta in accordo alla norma ISO 14044, riguarderà l’intero ciclo di vita del processo e metterà in luce le ricadute ambientali, in termini di emissioni di CO2, generate nei due scenari.