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Bioplastica dal bambù, innovazione al 100% naturale

Per studiare una nuova tipologia di bioplastica, Forever Bambù ha siglato un accordo strategico con la startup Mixcycling. I primi campioni sono già pronti.

bioplastica dal bambù

Tutto il bambù utilizzato viene da foreste italiane e da coltivazioni biologiche e biodinamiche. 

Il bambù è una pianta dai tantissimi utilizzi che negli ultimi anni si sta facendo sempre più conoscere per essere una preziosa alternativa ai materiali inquinanti: oltre ad avere tempi di smaltimento minori, ha ottime proprietà di resistenza ed è una risorsa rinnovabile. Le piante di bambù, infatti, tramite un processo di potatura, cippatura (ovvero taglio in piccoli pezzi) e macinatura a mulino, diventano la base per creare vari tipi di bioplastica, preziosa alternativa alla plastica tradizionale in tutti i suoi usi. 

Per studiare una nuova tipologia di bioplastica (con polimeri di diversa granulometria), Forever Bambù (https://www.foreverbambu.com/), holding in ambito green economy e leader europeo nella piantumazione del bambù gigante, ha siglato un accordo strategico con Mixcycling (https://mixcycling.com/), start-up innovativa che realizza materiali a basso impatto ambientale recuperando fibre organiche da scarti di lavorazioni industriali. Obiettivo della partnership è quello di produrre una nuova bioplastica derivata dal bambù, 100% naturale. I primi campioni sono già pronti e sono in fase di trasformazione con le diverse tecnologie disponibili per creare prodotti finiti.

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La plastica: il principale responsabile dell’inquinamento 

Ormai è risaputo: la plastica è altamente nociva per l’ambiente. Basti pensare che sono necessari dai trecento ai quattrocento anni minimo per la sua decomposizione. Nel frattempo, si accumula nei nostri mari e oceani minacciando gravemente le specie che vi abitano e, di conseguenza, anche la nostra salute. Infatti, i residui plastici tendono con il tempo a sgretolarsi e a formare delle microplastiche. Queste vengono ingerite dagli animali che popolano l’ecosistema marino, per poi finire sulle nostre tavole e nei nostri stomaci. 

Secondo la Commissione Europea, circa l’80% dei rifiuti che inquinano i mari sono costituiti da plastica, un dato che sale al 95% secondo le stime del WWF. Sono fra i 10 e i 20 milioni le tonnellate di plastica che finiscono ogni anno negli oceani del Pianeta, provocando oltre 13 miliardi di dollari l’anno di danni agli ecosistemi marini. 

L’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo dopo la Cina e riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche. Queste, come è noto, si accumulano al punto di creare vere e proprie “isole di plastica”, la più grande e famosa delle quali è quella situata nell’Oceano Pacifico, nota con il nome di “Pacific Trash Vortex”, la cui superficie copre un’area grande 4 volte la Francia.

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Se i danni delle plastiche all’ecosistema marino sono ormai noti a tutti, meno conosciuto è l’effetto che hanno sulla terraferma, dove si stima che un terzo di tutti i rifiuti di plastica finisca nel suolo o nelle acque dolci. Gli scienziati dicono che l’inquinamento microplastico terrestre è molto più alto dell’inquinamento microplastico marino: è stimato da 4 a 23 volte superiore, a seconda dell’ambiente. Generalmente, quando le particelle di plastica si degradano acquisiscono nuove proprietà fisiche e chimiche, aumentando il rischio di avere un effetto tossico sugli organismi. 

La bioplastica, un passo importante verso la sostenibilità 

Nella produzione di bioplastiche, Mixcycling ha brevetti esclusivi, che consistono nel processo di sanificazione e attivazione delle fibre sia in entrata che durante la lavorazione, in modo da consentire una migliore adesione al carrier polimerico, quindi le fibre naturali si legano in modo molto più stabile al supporto.

Ritengo che la tecnologia più evoluta, economica e veloce per contrastare la crisi climatica attraverso la rimozione di CO2 sia il mondo vegetale: per questo Mixcycling vuole ridare alla natura il suo ruolo da protagonista tramite l’inclusione di fibre organiche. Il progetto con Forever Bambù quindi ha doppia valenza: il bambù è una fibra con enorme potenziale per lo sviluppo di materiali innovativi e la filosofia di assorbimento della CO2 si sposa perfettamente con i nostri valori” dichiara Gianni Tagliapietra, CEO di Mixcycling.

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In Mixcycling abbiamo visto un partner che ha la nostra stessa visione, di business ma anche di ecosostenibilità – afferma Emanuele Rissone, fondatore e Presidente di Forever Bambù – di Mixcycling ci ha colpito la visione innovativa e la capacità di reinventare un settore, quello closures, di cui la famiglia Tagliapietra è leader da 50 anni con Labrenta. Una visione che è supportata da brevetti che ne dimostrano la solidità. Siamo quindi entusiasti nel nuovo accordo e certi che i risultati che raggiungeremo in termini di bioplastica saranno decisamente rivoluzionari”.