Rinnovabili • Neutralità climatica: finalmente la Cina pubblicherà la tabella di marcia

Aziende italiane ancora in ritardo sulla sfida climatica

Misurare le emissioni indirette lungo la filiera, aumentare l’ambizione dei target e l’allineamento dei piani di riduzione con la scienza, bilanciare le emissioni residue finanziando progetti di mitigazione attraverso crediti di carbonio certificati e perseguire una comunicazione trasparente sono cinque azioni implementabili oggi da ogni azienda per colmare questo ritardo

Neutralità climatica: finalmente la Cina pubblicherà la tabella di marcia
Foto di Schäferle da Pixabay

Carbonsink lancia nuovo Net Zero Readiness Index 2022 in collaborazione con Borsa Italiana

Carbonsink lancia oggi nel contesto della Italian Sustainability Week di Borsa Italiana il nuovo Net Zero Readiness Index 2022. Nonostante i segnali positivi e l’incoraggiante progresso che le aziende italiane hanno fatto sul clima negli ultimi anni, a pochi mesi dalla COP27, lo studio dimostra che le aziende italiane non sono ancora sufficientemente preparate ad affrontare un percorso di decarbonizzazione allineato agli obiettivi internazionali dell’Accordo di Parigi.

Misurare le emissioni indirette lungo la filiera, aumentare l’ambizione dei target e l’allineamento dei piani di riduzione con la scienza, bilanciare le emissioni residue finanziando progetti di mitigazione attraverso crediti di carbonio certificati e perseguire una comunicazione trasparente sono cinque azioni implementabili oggi da ogni azienda per colmare questo ritardo, per un impatto immediato per il clima, e un riscontro di crescita e competitività a lungo termine.

I nuovi dati del Net Zero Readiness Index 2022 emergono da un’analisi della completezza degli inventari di emissioni di gas serra, target emissivi e strategie di compensazione delle prime 100 aziende per capitalizzazione quotate in Borsa negli indici FTSE MIB e FTSE Italia Mid Cap. Tra i settori analizzati, quelli più proattivi nel prepararsi ad un futuro net-zero sono Energia e Utilities, Moda e Industria Pesante – settori carbon intensive soggetti a maggiori pressioni regolatorie e scrutinio pubblico. A seguire troviamo Finanza, Manifattura, Servizi e Tecnologia, mentre Alimenti e Bevande si colloca alla base della classifica.

Negli ultimi anni il progresso che il settore privato ha fatto sul clima è significativo, sia per quanto riguarda l’aumento degli impegni climatici – si calcola che il 90% del PIL globale sia ormai coperto da un obiettivo net-zero di qualche tipo – che per l’integrità e allineamento degli stessi a standard internazionali. Nonostante ciò, lo studio evidenzia tre importanti sfide che le aziende italiane devono affrontare per accelerare la loro preparazione ad un’economia a basse emissioni:

·       Mancata misurazione delle emissioni indirette: nonostante il 96% del campione riporti le proprie emissioni dirette e indirette legate al consumo di energia, ancora troppe poche aziende misurano e rendicontano le emissioni indirette lungo la filiera, che spesso rappresentano la fonte emissiva principale (fino al 90% delle emissioni totali di un’azienda).

·       Insufficiente ambizione dei target di riduzione delle emissioni: anche se tutte le aziende del mondo riducessero le emissioni in linea con gli impegni delle aziende del FTSE Italia Mid Cap e del FTSE MIB, le temperature globali supererebbero il limite di 1.5°C previsto dall’Accordo di Parigi, allineandosi ad uno scenario di aumento globale delle temperature di 2,5°C rispetto a livelli pre-industriali. Anche se con ampio margine di miglioramento, le aziende del FTSE MIB hanno in media impegni climatici più ambiziosi di quelle del FTSE Italia Mid Cap e si configurano come elemento trainante della decarbonizzazione in Italia.

·       Scarsa gestione delle emissioni residue: nonostante esistano strumenti per bilanciare le emissioni aziendali residue, la grande maggioranza delle aziende campione non li utilizza. L’80% delle aziende campione non compensa ancora le proprie emissioni.

Queste sfide mettono in evidenza altrettante aree di intervento sulle quali Carbonsink e Borsa Italiana incoraggiano le aziende italiane ad agire con azioni che possono essere messe in campo immediatamente. Misurazione delle emissioni indirette, aumento dell’ambizione dei target e allineamento dei piani di riduzione con la scienza, bilanciamento delle emissioni residue attraverso il finanziamento di progetti di mitigazione con crediti di carbonio certificati e comunicazione trasparente sono interventi da inserire in una strategia climatica solida a medio-lungo termine, supportata da metodologie e linee guida condivise a livello internazionale – per ogni azienda che voglia prepararsi oggi al net-zero di domani.

“Ambizione e solidità sono oggi necessarie nell’azione per il clima delle aziende, vettori della transizione verso un futuro net-zero. Oltre ad allinearsi a standard scientifici, regolamenti e best practice internazionali, le imprese italiane hanno oggi l’opportunità di fare di più per il clima, adottando un approccio proattivo che aggiunga valore al business e ne aumenti la resilienza a lungo termine. Agire per il clima oggi è urgente, strategico e possibile” ha commentato Andrea Maggiani, Founder & Managing Director, Carbonsink.

“Il progresso che le aziende italiane hanno fatto negli ultimi anni sul clima è incoraggiante, in vista del percorso necessario per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. In linea con l’impegno di Euronext, Borsa Italiana promuove un’azione concreta per accelerare la preparazione delle imprese italiane alla sfida climatica, incoraggiando la definizione di strategie climatiche lungimiranti a breve e medio-lungo termine” gli ha fatto eco Fabrizio Testa, CEO, Borsa Italiana.