Una maggiore circolarità dei materiali usati dal settore automobilistico europeo – attraverso il riciclo, un uso più efficiente dei materiali e lo sviluppo di nuovi modelli di business per la mobilità – potrebbe ridurre le emissioni associate ai materiali utilizzati nella produzione di ogni veicolo del 60% entro il 2040 rispetto all’uso di “materiali vergini” per la produzione. Entro il 2040, l’uso di materiali riciclati nella produzione del settore in Europa potrebbe più che raddoppiare, passando dall’attuale 20-25% a circa il 60%.
Queste le principali evidenze del nuovo studio di Bain & Company “Reuse, Remanufacturing, Recycling, and Robocabs: Circularity in the Automotive Industry”, che sottolinea come la circolarità sia destinata a svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni durante il ciclo di vita delle automobili.
“Le Case automobilistiche del Vecchio Continente sono già oggi leader mondiali nella circolarità, con un tasso del 40%, conseguenza soprattutto alla forte regolamentazione. Ma l’attenzione si sta spostando per garantire che la circolarità sia considerata sin dalla fase iniziale di progettazione dei veicoli, con preciso mandato di utilizzare materiali riciclati. In Italia la filiera dei componentisti può giocare un ruolo cruciale nel supportare le Case in questa fase di ridisegno dei prodotti finiti, garantendo il know-how distintivo del made in Italy anche sul tema delle emissioni.”, spiega Gianluca Di Loreto, Partner Bain & Company.
Secondo l’analisi, i nuovi veicoli prodotti nel 2040 potrebbero essere riciclabili quasi al 100%, rispetto all’attuale 75-80%. Un aumento di sei volte nell’uso di parti riciclate nelle riparazioni auto – passando da solo il 2% nel 2020, al 10-15% entro il 2040 – potrebbe nel frattempo garantire una migliore circolarità per tutta la durata di vita di un veicolo. Il solo passaggio all’uso di motori rigenerati o riutilizzati ha il potenziale di ridurre le emissioni dell’85%.
L’UE si sta muovendo in particolare per alzare il tasso di riciclaggio dei materiali delle batterie entro il 2030: le norme impongono livelli elevati di recupero, ad esempio il 70% del litio e il 95% di cobalto, rame e nichel. Le nuove norme prevedono anche un aumento della misurazione delle emissioni di carbonio, richiedendo che l’impronta carbonica della batteria e altri elementi tecnici siano monitorati durante l’intero ciclo di vita. Alcune aziende si stanno già muovendo per sfruttare queste opportunità, e i servizi di mobilità rappresenteranno una quota crescente dei profitti globali del settore.
“Inoltre”, prosegue Di Loreto “i cambiamenti nel comportamento dei consumatori – favoriti dalla domanda delle generazioni Z ed Y, costituiranno un ulteriore incentivo alla circolarità, con il passaggio per esempio dal possesso all’utilizzo e lo sviluppo del business del noleggio. Il passaggio a modelli di business tecnologici come quello dei Robocab ha un potenziale significativo: entro il 2040 le auto private potrebbero rappresentare solo il 40% dei chilometri di trasporto urbano in tutto il mondo, rispetto all’attuale 65%. Il peggioramento delle condizioni climatiche, spazi sempre più urbanizzati e i maggiori controlli sulle emissioni e sui rifiuti sono fattori chiave di una rivoluzione verso un’industria più circolare e sostenibile”.
Il rapporto di Bain evidenzia come la circolarità possa portare benefici significativi anche al di là della riduzione dell’impronta di carbonio: strategie circolari migliorano la resilienza delle supply chain automobilistiche, tema fondamentale nell’attuale contesto geo-politico, riducono i costi dei materiali nel lungo periodo, aumentano i margini e attivano nuovi flussi di ricavi.
“Tutti questi cambiamenti indicano la necessità per le case automobilistiche e i componentisti di innovare rapidamente per rimanere al passo con la rivoluzione dei trasporti. Le aziende del settore che sono pioniere nella transizione si concentreranno sempre di più, in particolare, su tre aspetti: analizzare la catena del valore esistente per identificare il potenziale di miglioramento dei flussi, combinare le prospettive di oggi e del futuro per cogliere nuove opportunità e scalare l’ecosistema. In questo contesto, le partnership tra le diverse realtà si riveleranno fondamentali”, conclude Di Loreto.