Rinnovabili

Anev e Italia Solare: norma extraprofitti, così non va

impianto ibrido rinnovabile

ANEV e ITALIA SOLARE scrivono al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri Franco, Cingolani e Giorgetti, in merito ai presunti extraprofitti degli operatori da fonti rinnovabili.

“Le misure adottate da questo Governo per raccogliere risorse a carico dei soggetti della filiera dell’energia, da utilizzare per mitigare gli effetti del caro-energia e della crisi ucraina, ci sembrano inique, mal congegnate e suscettibili di colpire soggetti che non hanno avuto extraprofitti. Due provvedimenti che penalizzano in particolar modo il settore delle fonti rinnovabili che, proprio a detta del Presidente Draghi, va sviluppato rapidamente per dare risposta al caro energia”, affermano le due associazioni. I provvedimenti in causa sono l’articolo 15-bis del decreto-legge 4/2022 e l’articolo 37 del decreto-legge 21/2022, convertito dalla legge 51/2022, come modificato dall’articolo 55 del DL 50/2022, in fase di conversione.

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In particolare, l’articolo 15-bis impone un cap ai ricavi derivanti dall’immissione in rete di elettricità da fonti rinnovabili, con la presunzione di stabilire quale sia il giusto ricavo, prescindendo dai piani di investimento degli operatori. “Il cap stabilito, circa 60 euro/MWh, toglie la possibilità a chi ha investito nell’eolico e nel fotovoltaico di registrare ritorni accettabili e arreca un danno enorme a migliaia di imprese (ANEV e ITALIA SOLARE stimano oltre 50.000) che si sono dotate di impianti di autoproduzione, costrette a cedere le eccedenze a prezzo cappato e a soddisfare i fabbisogni aggiuntivi acquistando elettricità sul mercato a prezzo pieno”, spiegano ANEV e ITALIA SOLARE.

L’art. 37 colpisce, invece, il settore energetico in generale con il risultato di infierire per ben due volte sui produttori da fonti rinnovabili. Per altro, non vi è certezza che il meccanismo individuato incida realmente sui soggetti che hanno ottenuto effettivi extraprofitti dalla vendita dell’energia, poiché potrebbero essere colpite anche operazioni straordinarie completamente estranee alla vendita dell’energia.

Le due associazioni propongono di abrogare i due articoli (art. 15-bis e art. 37) con contestuale introduzione di una norma che introduca un contributo di solidarietà che colpisca gli effettivi sovraprofitti. Un provvedimento possibile prendendo a riferimento come base imponibile il maggior utile netto risultante dal bilancio consuntivo2021 (si ricorda che l’impennata dei prezzi energetici è iniziata nel secondo semestre 2021) rispetto a quello risultante dal bilancio consuntivo 2019, evitando l’anno 2020 a causa del Covid. Una misura che potrebbe riguardare tutti gli operatori economici e non solo quelli dell’energia, sia per ragioni di equità, sia per una maggiore solidità della norma in caso di ricorsi alla Corte Costituzionale.

“Togliere il 100% dei supposti extraprofitti alle rinnovabili, mentre si limita al 25% il prelievo alle altre fonti è un’evidente scorrettezza a danno delle rinnovabili e a protezione in gran parte del settore fossile”, concludono le associazioni.

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