Rinnovabili

Nel 2050 3mld di persone saranno senza acqua potabile di qualità

acqua potabile
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Circa 4 mld di persone nel mondo già vivono in condizioni di grave scarsità fisica di acqua per almeno un mese all’anno, a causa dello stress idrico, ed è probabile che i cambiamenti climatici provochino variazioni nella disponibilità stagionale durante tutto l’anno e in diversi luoghi. L’uso globale dell’acqua è aumentato di 6 volte negli ultimi 100 anni e continua a crescere costantemente a un tasso di circa l’1% annuo per l’aumento della popolazione e il cambiamento dei modelli di produzione e consumo di risorse. Secondo le previsioni, il mondo potrebbe affrontare un carenza idrica globale del 40% entro il 2030. Di fronte a queste esigenze contrastanti, ci sarà poco spazio per aumentare la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione, che attualmente rappresenta il 69% di tutti i prelievi di acqua dolce.

Sono questi alcuni dei punti messi a fuoco nel Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2020, la cui traduzione ufficiale in italiano, curata dalla Fondazione UniVerde e dall’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali, con il supporto di UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme, è stata presentata oggi, in diretta streaming, nel corso della web conference “Acqua e Cambiamenti Climatici. Istituzioni, imprese e società civile per la tutela delle risorse idriche e il diritto all’acqua”, con collegamento dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – CNEL.

L’evento ha celebrato la Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità ed è stato organizzato con la Main partnership di Kickster, Menowatt Ge, Consorzio Servizi Integrati, con la partnership di ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue, e con Radio Radicale, Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030 e SOS Terra Onlus in qualità di Media partners.

Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde: “Il Rapporto solleva una questione ecologica, sociale, di solidarietà internazionale, di giustizia climatica e pone l’accento sull’impegno che dobbiamo avere verso tutte quelle aree maggiormente a rischio desertificazione. Il tema della salute e dell’igiene è poi strettamente collegato alla valorizzazione della risorsa idrica, ancor più in riferimento alle linee guida relative al COVID-19 che sono quasi impossibili da attuare negli insediamenti informali e nelle comunità svantaggiate. L’Italia, da questo punto di vista, deve assumere una decisione improcrastinabile. Norme discriminatorie e ritardi negano l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, anche nel nostro Paese, a decine di migliaia di persone, tra cui numerosi bambini, donne e anziani. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto, nel 2010, il diritto umano all’acqua. La scelta di negarlo è inaccettabile e bisogna rimediare urgentemente così come occorre prevedere che parte delle risorse del PNRR siano usate per salvaguardare beni comuni e promuovere una vera transizione ecologica, magari prevedendo anche un Ecobonus Blu per favorire efficientamento idrico e tutela dell’acqua”.

Michela Miletto, Direttore UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme: “Il cambiamento climatico ha un impatto sugli ecosistemi, sulle società e le economie, principalmente attraverso l’acqua. Combinare l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso l’acqua, aiuta a migliorare l’approvvigionamento idrico e contrastare sia le cause che gli impatti dei cambiamenti climatici, compresa la riduzione del rischio dei disastri naturali”.

Alessandra Todde, Viceministro dello sviluppo Economico: “Considerando i cambiamenti climatici e il processo di desertificazione, che sta impattando anche nel nostro Paese, una gestione efficace della risorsa idrica è sempre più necessaria. L’importante è investire in infrastrutture che siano sempre più efficienti e, oltre a questo, occorre promuovere le pratiche più innovative in agricoltura e far sì che gli allevamenti possano essere sempre più estensivi e sostenibili. L’acqua pubblica è poi un tema identitario per il Movimento Cinque Stelle e lasciarla ad interessi diversi da quelli dei cittadini non è pensabile”.

Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, ENEA: “Esiste una correlazione tra acqua e cambiamento climatico. Da una parte, il cambiamento climatico impatta sulla disponibilità della risorsa idrica, dall’altra la stessa attività di gestione della risorsa idrica, energivora e ad elevate emissioni climalteranti, impatta negativamente sul clima. Sono dunque necessarie e urgenti politiche e interventi per una gestione più sostenibile e circolare delle risorse idriche che promuovano tecnologie e approcci innovativi, basati sulla riduzione del consumo di acqua in ambito civile e industriale e sull’efficientamento dei processi di trattamento. Ad esempio, sarebbe opportuno puntare su impianti di depurazione a ridotto consumo energetico impostati come bioraffinerie per la produzione di risorsa idrica non convenzionale (per uso irriguo, antincendio, lavaggio strade, processi produttivi, etc.) e recupero di materie prime (fosforo, magnesio, metalli, azoto, precursori bioplastiche, etc.)”.

L’edizione italiana del Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali 2020 è stata curata da Maurizio Montalto, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali: “I cambiamenti climatici avranno un maggiore impatto sulle fasce più vulnerabili della popolazione. Realizzare infrastrutture idriche per garantire acqua sicura e servizi igienico sanitari adeguati per tutti e resistenti agli eventi estremi, oltre a un sistema di protezione civile dell’acqua, è una priorità”.

Anna Luise, ISPRA, Corrispondente tecnico scientifico UNCCD: “Nella Giornata che celebra la lotta alla desertificazione e agli effetti della siccità, la questione delle risorse idriche si riferisce alla loro disponibilità e alla loro crescente scarsità in vaste aree del mondo, soprattutto in quelle più fragili, con conseguenze sulla buona salute dell’ambiente e delle persone e sulla stessa sopravvivenza delle popolazioni che ne dipendono direttamente. Siamo chiamati a mettere in campo azioni e programmi che producano concrete trasformazioni con un ineludibile approccio integrato ambientale e sociale”.

Secondo i dati del Rapporto, i cambiamenti climatici colpiscono maggiormente le regioni caratterizzate da insicurezza alimentare, mettendo a repentaglio la produzione di colture e bestiame, le riserve ittiche e la pesca. Ciò accade principalmente perché la quantità e la qualità complessiva dell’acqua sono inferiori nei Paesi più svantaggiati. Quando la prosperità economica è influenzata da piogge, episodi di siccità e inondazioni, possono verificarsi ondate di migrazione e picchi di violenza: nel 2017 sono stati registrati 18,8 mln di nuovi sfollati interni associati a disastri in 135 Paesi e territori.

Eventi estremi. Le tendenze dei disastri legati alle inondazioni a livello globale, nonché degli eventi meteorologici e climatici, sono in aumento. A livello mondiale, le inondazioni e gli eventi di pioggia estrema sono aumentati di oltre il 50% in questo decennio e ora si stanno verificando a una velocità quattro volte superiore rispetto al 1980. Altri eventi climatici estremi come tempeste, siccità e ondate di calore sono aumentati di oltre un terzo in questo decennio e vengono registrati due volte più frequentemente. Negli ultimi vent’anni, i due principali disastri legati all’acqua, inondazioni e siccità, hanno causato oltre 166.000 morti, colpito altri tre miliardi di persone e causato un danno economico totale di quasi 700 mld di dollari. La siccità ha rappresentato il 5% dei disastri naturali, colpendo 1,1 miliardi di persone, uccidendone altre 22.000 e causando danni per 100 mld di dollari nel ventennio 1995-2015. Nel corso di un decennio, il numero di inondazioni è passato da una media annua di 127 nel 1995 a 171 nel 2004.

Donne, bambine e bambini hanno 14 volte più probabilità degli uomini di morire durante un disastro. Questo è causato anche da reti idro-meteorologiche inadeguate, dalla mancanza di competenze tecniche e risorse umane limitate e dalla mancanza di conoscenza sull’efficacia operativa dei sistemi di allerta precoce della siccità e delle inondazioni.

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