Rinnovabili

A passo di lumaca sugli investimenti ESG: ecco i gestori patrimoniali da bocciare

Banca Popolare di Sondrio
via depositphotos.com

La classifica degli investimenti ESG nel rapporto di Share Action

(Rinnovabili.it) – Fidelity Investments è un fondo d’investimenti statunitense con un portafoglio da quasi 3.800 mld $. Anima è un omologo italiano, di stazza ben più contenuta: 250 mld $. Blackrock invece è uno dei veicoli finanziari più grandi con oltre 8.500 mld $ e negli ultimi anni ha iniziato a fare pressione sulle aziende di cui possiede quote perché si mettano in regola sotto il profilo degli investimenti ESG. Cos’hanno in comune? Nessuno dei tre investono in modo davvero responsabile sotto il profilo climatico, ambientale, sociale e di governance.

Lo afferma un rapporto di Share Action che stila la classifica di 77 grandi fondi d’investimento globali, con un portafoglio complessivo di 77mila mld $, in base alle loro performance in campo environmental, social e governance. Il giudizio di fondo è tranchant: “I maggiori gestori patrimoniali del mondo non stanno facendo abbastanza per affrontare le crisi umane e naturali più pericolose del nostro tempo”.

leggi anche Investimenti nelle energie rinnovabili: non bastano i record, serve equità

La classifica degli investimenti ESG

Oltre a Blackrock e Fidelity Investments, anche altri pesi massimi del settore come Vanguard e State Street Global Advisors hanno risultati pessimi quanto a investimenti ESG. In una scala da A a E, che tiene conto di voci come governance, gestione, clima, biodiversità e sociale, ricevono tutti D o E. Sono in buona compagnia. Due terzi dei gestori patrimoniali analizzati da Share Action, infatti, hanno un punteggio pari o inferiore a tripla C. Significa che tutti hanno almeno un forte gap in una o più delle voci analizzate. Tutti insieme, questi fondi valgono 60mila mld $.

L’edizione 2023 del rapporto registra un leggero miglioramento nella performance di molti fondi. Ma in una prospettiva globale, il cambiamento è minimo se non impercettibile. “Abbiamo visto alcuni sorprendenti e stimolanti semi di progresso, con alcuni nomi noti che hanno compiuto miglioramenti significativi e, in generale, con i gestori europei in testa al gruppo. Ma poiché gli standard globali rimangono così bassi, quasi tutti gli asset manager hanno bisogno di una scossa al sistema. Non c’è più tempo per agire su questi problemi globali se vogliamo evitare catastrofi”, commenta Claudia Gray, Head of Financial Sector Research di Share Action.

Tra gli italiani, il migliore è General Insurance Asset Manager, che piazza i suoi 700 mld $ di portafoglio al 40° posto. Nella seconda metà della classifica e in arretramento di 7 posizioni rispetto al 2020. Seguono poi Eurizon Capital al 49° posto (-11) e il già citato Anima al 71°.

Exit mobile version