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Le banche europee fanno finta che l’inquinamento da plastica non esista

Un rapporto di Planet Tracker analizza oltre 4000 documenti ufficiali delle 30 maggiori banche europee alla ricerca di policy contro la plastica. Solo il 7% la menziona

Inquinamento da plastica: le banche europee lo ignorano
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Le banche europee hanno una lunga lista di fattori di rischio di cui tengono conto per orientare i loro investimenti. In parte per scelta guidata da ragioni economiche, in parte sotto l’influenza delle crescenti normative su sostenibilità e ESG in ambito finanziario. Ma resta un vero e proprio buco nero: l’inquinamento da plastica.

A tracciare i contorni del problema ci pensa un rapporto di Planet Tracker, che analizza le politiche delle principali banche europee in relazione al rischio di inquinamento da plastica. Lo fa usando un algoritmo di Natural Language Processing (NLP) per passare al vaglio oltre 4.100 documenti ufficiali dei 30 maggiori istituti di credito del continente. Quanto è presente, e in che modo, questo tema nelle loro decisioni di finanziamento?

Inquinamento da plastica, le policy delle banche sono quasi inesistenti

I risultati? C’è una significativa carenza di attenzione verso questo problema. Solo il 7% dei documenti analizzati menziona la plastica. E di questi, appena il 24% presenta estratti rilevanti o parzialmente rilevanti per le decisioni di finanziamento. Complessivamente, la maggior parte delle banche non dispone di politiche dedicate alla riduzione, gestione o mitigazione dell’uso della plastica.

Quando la plastica viene citata, il focus è spesso limitato a tecnologie di fine vita, come il riciclo chimico. Soluzioni che Planet Tracker considera discutibili nell’ottica di affrontare la crisi generata dall’inquinamento da plastica. Questo approccio, trano le somme gli autori, rischia di alimentare pratiche di greenwashing e promuovere un’immagine sostenibile senza azioni concrete.

L’analisi rivela diverse debolezze strutturali delle policy delle banche europee:

  • scarso riconoscimento del rischio finanziario legato alla plastica: solo il 6% dei testi analizzati include parole chiave legate al finanziamento. C’è quindi una considerazione limitata dei rischi associati alla produzione e all’inquinamento da plastica;
  • focus limitato su soluzioni circolari: la maggior parte degli investimenti si concentra su tecnologie di riciclo o gestione dei rifiuti, trascurando interventi che affrontino il problema alla fonte, come la riduzione della produzione;
  • disomogeneità nelle politiche: alcune banche, come Danske Bank e Standard Chartered, adottano approcci divergenti anche sul riciclo chimico.

Come cambiare rotta? Quali sono le priorità per gli istituti di credito? Secondo Planet Tracker il primo passo sarebbe adottare policy che evitino di finanziare prodotti di plastica monouso e la produzione di nuova plastica vergine. A un secondo livello, servirebbero politiche che orientino gli investimenti su soluzioni circolari e tecnologie collegate, con l’obiettivo di ridurre la plastica già in circolazione.

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