Carbon Brief ha stimato che l’effetto composito dei tagli alle agenzie USA e dei passi indietro americani dagli accordi internazionali fa evaporare un decimo di tutte le risorse destinate alla finanza per il clima a livello mondiale

Tra tagli draconiani alle agenzie federali e ritiro da organismi e accordi internazionali, le scelte di Donald Trump potrebbero ridurre del 10% la finanza climatica mobilitata a livello mondiale. E mettere seriamente in dubbio la possibilità di onorare il patto raggiunto alla COP29 di Baku sui 300 miliardi di dollari da trasferire ai paesi più vulnerabili alla crisi climatica.
Durante la presidenza Biden, gli Stati Uniti hanno aumentato significativamente il loro finanziamento climatico. I dati parlano di 11 miliardi di dollari all’anno nel 2024. Circa l’8% del totale globale.
Nei 4 anni di mandato dell’ex presidente democratico, le risorse destinate alla finanza climatica sono aumentate di 7 volte. E il contributo americano ha raggiunto quota 21% dei finanziamenti bilaterali e multilaterali complessivi nel 2024.
La scure di Trump sulla finanza climatica
Trump – anche tramite la missione affidata a Elon Musk di tagliare la spesa federale in ogni ambito – ha già preso delle decisioni che, di fatto, smantellano la spina dorsale del contributo degli Stati Uniti alla finanza per il clima, denuncia un’analisi di Carbon Brief.
Il singolo taglio più significativo, in questa direzione, è quello di USAid. I fondi USAid rappresentano, oggi, circa 1/3 del finanziamento climatico americano: 2,8 miliardi. Ed è anche l’agenzia che fornisce la maggior parte delle risorse in forma di sovvenzioni a fondo perduto. Preferite dai paesi in via di sviluppo rispetto ai prestiti, che aumentano il debito pubblico.
Seconda voce di spesa ghigliottinata: la cancellazione di 4 miliardi di dollari precedentemente destinati al Green Climate Fund. Solo nel 2023, il versamento di Washington al GEF arrivava a 1 miliardo.
Meno impattanti per volume di risorse, ma molto significativi per incrinare la fiducia nei risultati della diplomazia internazionale, sono due passi indietro decisi da Trump. Via dal fondo Perdite e Danni e via dalla Just Energy Transition Partnership.
Il primo è un tassello chiave per espandere il perimetro della finanza climatica anche all’ambito Loss & Damage, richiesta storica dei paesi in via di sviluppo. La seconda è un’iniziativa multilaterale che supporta i paesi emergenti più legati al carbone a sostituirlo con le rinnovabili.