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La Banca Mondiale ha elargito 3,7 mld $ in finanza fossile solo nel 2022

Finanza climatica: gli aiuti veri sono appena 1/5 di quelli promessi
Foto di Thomas King da Pixabay

Poca trasparenza nel trade financing alimenta la finanza fossile

(Rinnovabili.it) – Almeno 3,7 miliardi dollari solo nel 2022. È l’enorme flusso di denaro che la Banca Mondiale avrebbe fatto piovere su progetti oil&gas in mezzo mondo. Attraverso finanziamenti erogati per l’agevolazione del commercio internazionale. Questa è l’accusa lanciata dalla Ong Urgewald in un rapporto anticipato ieri dal Guardian: invece di rispettare gli impegni presi, l’istituzione di Bretton Woods avrebbe continuato con il business as usual sulla strada della finanza fossile.

Gli impegni della Banca Mondiale

Non è la prima volta che la società civile sottolinea le contraddizioni della World Bank, che nei suoi rapporti tira regolarmente le orecchie ai paesi che non riducono la loro quota di finanza fossile. L’istituzione aveva promesso di interrompere già a partire dal 2019 ogni investimento nell’upstream di petrolio e gas. Mancando clamorosamente l’impegno.

A fine 2022, una coalizione di 50 Ong aveva calcolato che dal 2015, l’anno dell’Accordo di Parigi, la Banca Mondiale aveva elargito quasi 15 mld $ in finanza fossile. E sotto la guida di David Malpass, tra 2019 e 2023, ha flirtato persino con il negazionismo sminuendo il ruolo dele fossili nella crisi climatica.

Finanza fossile senza fine

Sotto la lente di Urgewald questa volta è finito soprattutto il braccio finanziario della Banca Mondiale, l’International Finance Corporation (IFC). Che, secondo l’Ong tedesca, pecca di trasparenza. E fornisce così uno schermo per le compagnie fossili, che riescono ad accedere a finanziamenti senza però attirare troppo l’attenzione.

L’ammontare di 3,7 mld $ deriva quindi da una stima frutto di un lavoro di ricostruzione certosino. Non è sicuramente una cifra esatta e non vuole esserlo. È da considerare forse più come un indicatore dell’ordine di grandezza del fenomeno. E basta questo per far suonare il campanello d’allarme sulla direzione intrapresa dalla Banca Mondiale.

Secondo il 1° Global Stocktake dell’Accordo di Parigi, cioè il documento in cui si valutano i progressi verso gli obiettivi climatici, le emissioni nel corso dell’intero ciclo di vita delle infrastrutture esistenti e previste per i combustibili fossili supereranno le stime che consentirebbero di mantenere a portata di mano la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C. Senza il phase out di tutte le fossili entro il 2050 è impossibile rispettare Parigi, sostiene il rapporto.

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