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La finanza dannosa per la natura vale il 7% del pil globale

Secondo l’agenzia ONU per la protezione ambientale, la finanza che danneggia direttamente foreste, zone umide e altri ecosistemi preziosi per biodiversità e contrasto alla crisi climatica sono 30 volte maggiori dei flussi finanziari mobilitati dagli stati per ripristinare gli ecosistemi e investire in soluzioni basate sulla natura

Finanza dannosa per la natura: vale il 7% del pil globale
Foto di Josh Appel su Unsplash

Il rapporto State of Finance for 2023 dell’UNEP presentato alla COP28

(Rinnovabili.it) – Ogni anno spendiamo il 7% del pil globale in azioni che danneggiano direttamente la natura. In tutto 7.000 miliardi di dollari, in parte sussidi ambientalmente dannosi (SAD) garantiti dagli stati ma soprattutto investimenti privati. I dati sulla finanza dannosa per la natura arrivano dall’UNEP, l’Agenzia ONU per la protezione dell’ambiente, nel rapporto State of Finance for Nature 2023 rilasciato durante la COP28 di Dubai. Dove le misure per la tutela degli ecosistemi sono finite in fretta in fondo all’agenda.

Da dove arriva la finanza dannosa per la natura

La parte del leone la fanno gli investimenti privati. I flussi finanziari i flussi finanziari globali di questo tipo ammontano a 5000 miliardi di dollari ogni anno. In cima alla classifica dei settori che mobilitano la maggior parte della finanza dannosa per la natura si trovano le costruzioni, le aziende dell’elettricità, il real estate, petrolio e gas, e il settore agroalimentare e del tabacco.

Da queste fonti proviene appena il 16% dei flussi di investimento totali nell’economia globale, ma ben il 43% di quelli che danneggiano foreste, zone umide e altri ecosistemi e habitat preziosi per la biodiversità e l’adattamento alla crisi climatica.

Di contro, la spesa governativa in sussidi ambientalmente dannosi in appena quattro settori (agricoltura, combustibili fossili, pesca e gestione delle foreste) ammonta, secondo i dati UNEP, a 1700 miliardi di dollari l’anno. Qui la quota maggiore dipende dall’oil&gas: tra 2021 e 2022, i sussidi al consumo di fonti fossili sono raddoppiati da 563 a 1163 miliardi di dollari.

L’UNEP rileva l’abisso che separa la finanza dannosa per la natura dai fondi mobilitati per la rigenerazione degli ecosistemi. A livello globale, questa voce ammonta ad appena 200 miliardi di dollari l’anno, 30 volte in meno rispetto ai flussi finanziari dannosi. “Le soluzioni basate sulla natura sono drammaticamente sottofinanziate. Gli investimenti annuali negativi per la natura sono oltre 30 volte più grandi dei finanziamenti per soluzioni basate sulla natura che promuovono un clima stabile e un territorio e una natura sani. Per avere qualche possibilità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, questi numeri devono essere ribaltati – con veri custodi della terra, come le popolazioni indigene, tra i principali beneficiari”, ha affermato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP.