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Le compagnie fossili contribuiscano alla finanza climatica, chiede l’UE alla Cop29

La posizione dei Ventisette sul dossier più delicato del prossimo vertice sul clima emerge dalla bozza di conclusioni del prossimo Consiglio Affari Esteri. L’ipotesi formulata in passato era di istituire una tassa globale sulle fossili. Ma l’opzione non piace a molti

Finanza climatica: per l’UE le compagnie fossili devono pagare
Foto di Sasun Bughdaryan su Unsplash

Stime ONU: servono almeno 2.400 mld $ l’anno in finanza climatica

(Rinnovabili.it) – Anche le compagnie fossili del petrolio e del gas devono contribuire alla finanza climatica a favore dei paesi più vulnerabili. Solo in questo modo sarà possibile mobilitare abbastanza risorse per rendere efficace il Meccanismo Perdite e Danni, centrare i nuovi obiettivi globali sull’adattamento e alzare l’asticella della climate finance post 2025. È la posizione con cui l’Unione Europea si vuole sedere al tavolo dei negoziati della Cop29 di Baku il prossimo novembre.

La finanza climatica alla Cop29 di Baku

Una Cop, quella in Azerbaijan, che si giocherà proprio sul tema della finanza climatica. Finora su questo fronte i progressi agli ultimi vertici sul clima sono stati risicati. La Cop28, l’anno scorso, è riuscita a istituire il fondo Loss & Damage, ma per ora si tratta di un guscio vuoto senza risorse né target. A Baku bisognerà dargli corpo – cioè fondi – per renderlo davvero operativo. E proprio il braccio di ferro sulla finanza per il clima ha fatto arenare i negoziati sul Global Goal on Adaptation e sul quadro per la finanza climatica post 2025 negli ultimi 2 anni.

Entro il 2024 questi due accordi dovranno essere definiti. Il che significa decidere chi paga, quante risorse bisogna mobilitare, chi è titolato a ricevere i fondi, e che forma possono avere (prestiti o sovvenzioni a fondo perduto).

Il dossier scotta perché la quantità di denaro da mobilitare è enorme. Secondo il 2° rapporto dell’Independent High Level Expert Group on Climate Finance pubblicato a inizio dicembre 2023, la sintesi più aggiornata sullo stato della finanza climatica e dei passi da compiere in questo ambito per raggiungere gli obiettivi di Parigi, si tratta di almeno 2.400 miliardi di dollari l’anno. Oggi il target della finanza per il clima è fermo a 100 mld $ l’anno, e i paesi più ricchi hanno faticato a raggiungerlo.

È su questo sfondo che va inquadrata la mossa di Bruxelles. I Ventisette, si legge nella bozza di documento conclusivo del prossimo Consiglio Affari Esteri anticipata da Reuters, vogliono mettere dei paletti ai finanziamenti privati necessari. Mettendo nel mirino le compagnie fossili.

“Riconoscendo che la finanza pubblica da sola non può fornire la quantità necessaria per il nuovo obiettivo, dovrebbero essere identificate e utilizzate fonti di finanziamento aggiuntive, nuove e innovative provenienti da un’ampia varietà di fonti, compreso il settore dei combustibili fossili, si legge nella bozza. Una delle ipotesi formulate nei mesi scorsi per raccogliere risorse dal settore è quella di una tassa globale sulle fossili. L’opzione è stata messa sul tavolo proprio dall’UE, ma non ha ricevuto un’accoglienza calorosa.