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Finanza climatica, finalmente l’UE apre il portafoglio: +24% nel 2022

Finanza climatica: nel 2022 l’UE ha aumentato i fondi del 24%
Foto di Immo Wegmann su Unsplash

I dati sulla finanza climatica forniti dal Consiglio UE

(Rinnovabili.it) – Nel 2022, l’Unione Europea ha aumentato il suo contributo alla finanza climatica globale del 24% rispetto all’anno precedente. Dai 23 miliardi di euro del 2021, il flusso di risorse destinate ai paesi più vulnerabili alla crisi climatica è passato a 28,5 miliardi. Contribuendo, così, a colmare il gap che ancora separava i paesi più ricchi dall’obiettivo dei 100 miliardi di dollari l’anno pattuito nel 2009.

Obiettivo che, secondo i calcoli preliminari dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) pubblicati la settimana scorsa, dovrebbe essere stato definitivamente raggiunto proprio nel 2022, anche se con due anni di ritardo rispetto al traguardo iniziale del 2020. Durante la Cop26 di Glasgow, la stessa OCSE aveva avvertito che il gap era ancora considerevole, nell’ordine di poco più di 10 miliardi di dollari l’anno. L’UE, da sola, avrebbe quindi contribuito per circa metà dell’ammontare necessario.

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Inversione di rotta sulla finanza climatica

Lo sforzo europeo arriva in risposta agli appelli a onorare le promesse. E inverte la rotta nella mobilitazione della finanza climatica. Dal 2019 al 2021, infatti, i fondi messi a disposizione da Bruxelles non erano variati, restando in una forbice compresa tra i 23,4 mld del 2019 e i 23,04 mld del 2021. Nei 6 anni tra il 2016 e il 2021, inoltre, la finanza per il clima sborsata dall’UE era aumentata solo del 16%.

“Nel 2022, oltre il 54% dei 28,5 miliardi di euro di finanziamenti pubblici destinati ai paesi in via di sviluppo è stato dedicato all’adattamento climatico o ad azioni trasversali (che coinvolgono sia iniziative di mitigazione dei cambiamenti climatici che di adattamento), con quasi la metà del finanziamento totale (quasi il 49%) sotto forma di sovvenzioni”, spiega il Consiglio europeo in un comunicato.

Un bilanciamento necessario, quello tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti, per evitare di pesare troppo sui bilanci di paesi con economie già fragili e messe sotto ulteriore pressione proprio a causa della crisi climatica. Così come è un necessario bilanciamento quello tra fondi per misure di mitigazione – che interessano più ai paesi donatori, grandi inquinatori, che ai beneficiari – e quelle di adattamento – che producono risultati concreti in sito e limitano l’impatto locale del climate change.

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