Dal 2025-26, l’export beni ambientali italiano dovrebbe accelerare a +14% l’anno
(Rinnovabili.it) – Investire nella transizione energetica rende più competitive le aziende italiane. Insieme a digitalizzazione e innovazione, è uno dei driver principali delle buone performance dell’export tricolore. Nel 2023 le vendite oltreconfine di beni supereranno i 660 miliardi di euro con una crescita del 6,8%, per proseguire a un ritmo del 4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo.
Sono i dati diffusi da SACE nel Rapporto Export 2023 ‘Il Futuro è adesso. Insieme’ pubblicato oggi. Per la prima volta, quest’anno, il rapporto dedica un focus specifico all’export di beni ambientali. Sotto questa etichetta ricadono sia i beni connessi alla protezione dell’ambiente (ad esempio, i convertitori catalitici per auto) sia quelli adattati per essere più rispettosi dell’ambiente, come biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche.
Ri-globalizzazione
“Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono le sfide che tutti noi, insieme, siamo chiamati ad affrontare oggi per disegnare il mondo di domani”, ha commentato Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di SACE. “Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano, di più e meglio”.
La fotografia scattata da SACE mostra un riassetto delle catene globali del valore, senza strappi e soprattutto senza quel disfacimento del tessuto commerciale globale che qualcuno ha paventato sull’onda dell’intreccio di crisi sanitaria, energetica e bellica degli ultimi anni. Anzi, sostiene SACE, oggi i dati inducono piuttosto a parlare di ri-globalizzazione.
A livello macro, le previsioni vedono il Pil mondiale in crescita (+1,7% e +2,5% nel 2023 e 2024), sebbene a un ritmo inferiore a quello dello scorso anno, con una sostanziale stagnazione dei beni e un forte impulso dai servizi. Nel quadro italiano, la previsione sui servizi (+7% nel 2023) è trainata soprattutto dal settore turismo, mentre il 2023 vedrà un aumento soprattutto nei beni intermedi e il 2024 nei beni d’investimento.
Beni d’investimento che “nel 2024 spingeranno le vendite italiane oltreconfine (+5%). Tale crescita sarà favorita dalla svolta green nelle principali economie la cui domanda, pubblica e privata, richiama anche i prodotti del settore – in particolare gli apparecchi elettrici – che rientrano a più riprese nella categoria dei beni ambientali”, specifica SACE.
L’Italia e l’export di beni ambientali
Beni ambientali che crescono in media più dell’export complessivo di beni: negli ultimi 20 anni, i primi sono aumentati del 7,6%, il secondo del 5,8%. Un ambito in cui l’Italia era ed è ancora stabilmente sia nella top ten mondiale, sia al secondo posto tra le economie europee (dopo la Germania). Anche se sono state inevitabilmente perse quote di mercato e posizioni a favore dei mercati asiatici emergenti. Nel 2000, Roma era 4° per export di beni ambientali con una fetta del 5,8% sul totale mondiale, subito dopo Berlino con il 12,5% e davanti a UK e Francia (4,8 e 4,7%). Nel 2021, l’Italia è scesa al 6° posto, superata da Cina e Corea del Sud, con una quota del 3,8% per un valore di 60 miliardi di dollari. Sempre dietro la Germania – che ha invece aumentato la sua quota portandola al 14,5% e ha guadagnato una posizione, attestandosi 2° – e davanti a Olanda, UK e Francia (tutti tra il 3 e il 2,5% circa).
I principali settori di export di beni ambientali dell’Italia sono la meccanica strumentale, ma anche gli apparecchi elettrici (ad esempio motori e generatori elettrici, quadri di distribuzione) e gli altri investimenti (specie strumenti di misurazione e controllo).
“I forti investimenti per la transizione in corso, anche alla luce delle politiche europee di sostegno in materia, spingeranno l’export italiano di beni ambientali, atteso crescere quest’anno del 9,3% e il prossimo del 9,7%, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26”, prevede SACE.
Per restare solo ai beni a basse emissioni di carbonio, quelli più legati alla transizione, il valore nel 2021 era 32 mld $ (metà dell’export di questa categoria), di cui oltre la metà composta da meccanica strumentale, poi da apparecchi elettrici (motori e generatori elettrici e quadri di distribuzione), altri investimenti (in particolare strumenti di misurazione e controllo) e mezzi di trasporto, specie i veicoli elettrici.