Rinnovabili

Obblighi di sostenibilità aziendale, la Francia vuole azzoppare CSRD e CSDDD

CSRD: in Gazzetta il D. Lgs. 125/2024 che recepisce la Direttiva in Italia
Immagine via Depositphotos

Congelare i nuovi obblighi di due diligence per le imprese (la CSDDD). Senza intenzione di riaprire presto il capitolo a Bruxelles. E rinviare di almeno 2 anni l’entrata in vigore dell’altro caposaldo delle politiche UE di sostenibilità aziendale, la CSRD.

Sono le proposte avanzate, in via informale, dalla Francia in una lettera alla Commissione UE resa pubblica da Politico. Richieste e suggerimenti che arrivano mentre, a Bruxelles, l’esecutivo comunitario sta dando gli ultimi ritocchi al foglio di rotta dei prossimi anni, la Bussola per la Competitività. Un grande documento programmatico che tempera il Green Deal con più attenzione alla competitività dell’industria UE.

Sostenibilità aziendale, le proposte della Francia

Sulla CSDDD, Parigi chiede un rinvio sine die dell’entrata in vigore della direttiva. Le istituzioni UE hanno appena votato per posticipare di 1 anno, al 2026, gli obblighi previsti. L’obiettivo? Migliorare la competitività delle imprese, in particolare quelle europee, che rischiano di essere svantaggiate rispetto a quelle extra-europee non soggette alle stesse normative.

La Francia, in realtà, vuole rimetter mano profondamente alla direttiva. Ottenendo più coerenza con la CSRD, ma soprattutto cambiando i parametri. La due diligence dovrebbe essere riservata solo ai big: per Parigi le soglie ottimali sono aziende con più di 5000 dipendenti o 1,5 miliardi di euro di fatturato.

Sulla CSRD, le richieste francesi sono più morbide. Il rinvio dei nuovi requisiti di sostenibilità aziendale sarebbe di 2 anni. Ma la proposta contiene modifiche radicali. Come la riduzione drastica degli indicatori di sostenibilità e una focalizzazione sugli obiettivi climatici per alleggerire il carico di reportistica. O meno obblighi rispetto alla propria catena di fornitura. O, ancora, togliere l’enfasi dalle riduzioni delle emissioni e considerare adeguati anche piani di transizione allineati in altro modo all’accordo di Parigi.

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