I piani di transizione aziendali dovrebbero includere anche una valutazione del rischio legato sia ai carbon lock-in sia agli stranded asset. Cioè il rischio di “impiccarsi” alle fossili quando sono già disponibili soluzioni meno impattanti, e quello di investimenti “bloccati” che potrebbero svalutarsi rapidamente prima di ripagare l’investimento, esponendo il proprietario dell’asset a rischi finanziari.
Lo sostiene un rapporto della Platform on Sustainable Finance dell’UE, in cui l’ente di consulenza tecnica analizza gli elementi cardine dei piani di transizione aziendali. Sia dalla prospettiva normativa, alla luce del prossimo riordinamento della materia tramite l’atteso regolamento Omnibus. Sia dalla prospettiva corporate.
Piani di transizione aziendali, come valutarli?
Secondo la Piattaforma per la Finanza Sostenibile dell’UE, i principi di base che devono ispirare e guidare la valutazione dei piani di transizione aziendali sono 4:
- obiettivi basati sulla scienza e legati a scadenze temporali chiare;
- definizione di leve per la decarbonizzazione e azioni per la mitigazione;
- pianificazione finanziaria;
- governance.
Vediamo più in dettaglio quali sono gli elementi coinvolti in ciascuno dei 4 ambiti.
Obiettivi scientifici e con scadenze temporali definite:
- Gli obiettivi devono essere allineati al limite di riscaldamento globale di 1,5°C, evitando il superamento significativo di questa soglia.
- È necessario includere target a breve, medio e lungo termine, coprendo le emissioni Scope 1, 2 e 3.
- Devono essere supportati da scenari credibili basati su evidenze scientifiche.
Leve di decarbonizzazione e azioni di mitigazione:
- Devono includere piani concreti per eliminare gradualmente i combustibili fossili e affrontare le emissioni bloccate (locked-in) e gli stranded asset.
- Devono prevedere il ricorso alla valutazione dell’impatto ambientale per garantire il rispetto del principio “Do No Significant Harm” (DNSH).
Pianificazione finanziaria:
- Chiarezza sull’integrazione tra obiettivi climatici e strategia finanziaria.
- Capex (spese in conto capitale) allineato alla Tassonomia UE, evidenziando gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di transizione.
Governance e supervisione:
- Supervisione del piano da parte del consiglio di amministrazione e dei comitati di revisione.
- Coinvolgimento degli stakeholder e trasparenza sui progressi.
Per aiutare le aziende a strutturare al meglio i loro piani di transizione, Bruxelles dovrebbe correggere la rotta su alcuni aspetti. Innanzitutto, sviluppare un modello comune per i piani di transizione, utilizzabile nei diversi contesti normativi dell’UE. Superando così le difformità tra CSDDD, CSRD e altre norme a cui le aziende sono soggette.
Poi, sarebbe necessario sviluppare percorsi di transizione settoriali specifici per i settori ad alta emissione, e fornire linee guida per la selezione di scenari e criteri per definire target credibili. Sul fronte della pianificazione finanziaria, l’UE dovrebbe facilitare l’integrazione nei piani delle valutazioni su carbonio locked-in e stranded asset.