
Quanto sono credibili gli obiettivi sulle emissioni che le aziende hanno fissato per il 2030 o il 2035? Poco, a giudicare da com’è andata con i target al 2020. Perché se da un lato molte imprese non sono riuscite a raggiungerli, dall’altra non hanno alcun incentivo a farlo. Il motivo? Non hanno subìto alcuna conseguenza, alcuna penalizzazione del loro business, da nessun punto di vista.
Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Climate Change che passa al vaglio 1.041 aziende globali che avevano fissato obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020. Questi obiettivi non sono di importanza marginale: le aziende esaminate rappresentano collettivamente 2,5 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra (contando solo le emissioni dirette Scope 1), equivalenti a circa il 5% delle emissioni globali annuali.
Obiettivi emissioni aziendali: strategie di occultamento
Qual è stata la loro performance? Solo il 60,8% delle aziende (633) ha effettivamente raggiunto i propri obiettivi climatici. L’8,5% (88 aziende) li ha mancati. Ma ancora più allarmante è il fatto che il 30,7% (320 aziende) ha fatto “scomparire” i propri obiettivi: dopo averli annunciati, non hanno mai divulgato i risultati finali entro il 2021.
Insomma, una azienda su 3 ha semplicemente taciuto i risultati oppure ha rilanciato presentandone di nuovi al 2030 (ma senza dare i risultati per i target 2020). A far il gioco delle tre carte sono soprattutto le aziende attive nei settori dei materiali e dell’energia. Per quest’ultimo, la percentuale di obiettivi emissioni “scomparsi” arriva al 39%.
Nessuna conseguenza per chi fallisce i target
Il risultato più preoccupante dello studio riguarda la mancanza di trasparenza e responsabilità per gli obiettivi climatici non raggiunti.
Per quanto riguarda la divulgazione volontaria da parte delle aziende, solo 12 hanno emesso comunicati stampa relativi ai risultati dei loro obiettivi 2020 – tutti legati a obiettivi raggiunti con successo e nessuno riguardante obiettivi falliti o “scomparsi”.
Nei rapporti di sostenibilità, solo 26 delle 88 aziende che hanno fallito i propri obiettivi (33,3%) hanno riconosciuto il fallimento, e solo 16 lo hanno fatto esplicitamente usando termini come “fallito” o “mancato”.
Chi ha semplicemente fatto spallucce non ha subito conseguenze. Un incentivo a ripetere lo stesso comportamento, suggerisce lo studio. Dopo il fallimento di un obiettivo di emissioni 2020, i ricercatori non hanno osservato reazioni significative del mercato, cambiamenti nel sentimento mediatico, variazioni nei punteggi ambientali o aumenti nelle proposte ambientali degli azionisti.
Tutto il contrario accade quando le aziende annunciano inizialmente questi obiettivi climatici: è un momento in cui vengono premiate con significativi miglioramenti nel sentimento mediatico e nei punteggi ambientali.
A differenza di quanto accade per gli obiettivi finanziari, dove il mancato raggiungimento di un target di guadagno è associato a reazioni negative del mercato, riduzione dei bonus degli ad, turnover dirigenziale e copertura mediatica negativa, gli obiettivi climatici sembrano esistere in un vuoto di responsabilità, concludono gli autori dello studio.