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Obiettivi clima aziendali, solo 1 impresa su 3 segue 1,5°C

L’analisi di oltre 1400 grandi aziende di tutto il mondo, condotta dalla London School of Economics, mostra un miglioramento nella presa di coscienza dell’impatto della crisi climatica. Mancano però una visione strategica e un impegno coerente

Obiettivi clima aziendali: 30% imprese globali allineato a 1,5°C
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Luci e ombre degli obiettivi clima aziendali

Sono sempre di più le grandi imprese con obiettivi clima aziendali a lungo termine allineati a 1,5 gradi. In 4 anni sono passate dal 7 al 30% le realtà che basano i loro percorsi di transizione sulle evidenze della scienza del clima. Ma i target sono tutt’altro che solidi: poca chiarezza, ancor meno obiettivi intermedi, riferimenti quantitativi mancanti.

Il ruolo delle politiche pubbliche sul clima

Uno dei fattori che influenzano di più la qualità degli obiettivi clima aziendali? Le politiche climatiche nazionali e regionali. C’è una relazione “statisticamente significativa” tra la regione dove ha sede una compagnia e la qualità dei suoi piani di transizione. L’Europa è il continente migliore da questo punto di vista. Lo afferma un rapporto di Transition Pathways Initiative (TPI), curato da ricercatori della London School of Economics.

Il 46% delle imprese basate in Europa ha un livello 4 o 5 (il massimo) di gestione della qualità dei piani di transizione, mentre solo il 5% è sotto il livello 3. Mentre sul fronte della performance emissiva, 2 imprese su 3 (il 66%) di quelle europee è in linea con un riscaldamento globale di 1,5 gradi, a fronte dell’appena 18% delle aziende cinesi e del 51% di quelle statunitensi.

Manca una visione strategica

Il rapporto di TPI scende più nel dettaglio. L’analisi di oltre 1400 grandi imprese in tutto il mondo restituisce una fotografia di quali sono i settori con il maggior allineamento a 1,5°C. Qui i risultati potrebbero sorprendere qualcuno: i più virtuosi sono estrazione mineraria (è allineata 1 azienda su 2), acciaio (46%) e elettricità (41%). All’estremo opposto della classifica i produttori alimentari (8%) e – dato, questo, non sorprendente – le compagnie fossili (6%).

Anche chi fa meglio, però, non ha una vera visione strategica della transizione. “Nessuna azienda soddisfa tutti gli indicatori del Livello 5, evidenziando che nessuna di quelle valutate ha creato un piano di transizione dettagliato e attuabile che allinei le pratiche aziendali e le decisioni di spesa in conto capitale con gli obiettivi di decarbonizzazione”, si legge nel rapporto.

La maggior parte (il 57%) delle aziende analizzate si classifica al Livello 3. Non sono quindi più in ritardo sulla transizione, hanno riconosciuto l’importanza della crisi climatica e i suoi possibili impatti sul business, e hanno iniziato a fissare alcuni obiettivi chiave. Solo dal Livello 4 in su, tuttavia, secondo i ricercatori della London School of Economics si può parlare di un approccio propriamente strategico.

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