La lettera alla Commissione UE da parte di investitori con un portafoglio da 6.600 miliardi di euro arriva a 3 settimane dalla presentazione del pacchetto di semplificazioni Omnibus, con cui Bruxelles pensa di aprire a modifiche anche sostanziali di CSRD, CSDDD e Tassonomia
L’Europa non deve cedere all’onda di risacca sulla normativa ESG che è partita dagli Stati Uniti. Mentre costruisce il pacchetto di semplificazioni Omnibus, previsto per il 26 febbraio, la Commissione deve dare priorità alla stabilità normativa e evitare incertezze regolatorie che farebbero più danno che altro. CSRD, CSDDD e Tassonomia sono strumenti fondamentali che non possono essere rimessi in discussione. Pena il fallimento degli obiettivi del Green Deal.
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È il messaggio recapitato a Bruxelles con una lettera aperta da oltre 200 attori del settore finanziario, tra cui 162 proprietari di asset e gestori patrimoniali con un portafoglio totale di 6.600 miliardi di euro.
Un appello che arriva mentre si addensano le nubi sulla normativa ESG. Molti paesi UE e parte del tessuto imprenditoriale vorrebbero modificare – anche profondamente – la normativa ESG approvata durante la scorsa legislatura. Con l’intento, sempre meno mascherato, di ridurre l’ambizione complessiva in materia di sostenibilità.
Perché modificare la normativa ESG è una cattiva idea?
Per il gruppo di investitori, guidato da Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), European Sustainable Investment Forum (Eurosif) e Principles for Responsible Investment (PRI), la toppa sarebbe sicuramente peggio del buco. Per molte ragioni.
Indebolire la normativa ESG contrasta con la necessità di avere dati affidabili. Le normative attuali forniscono dati di qualità essenziali per investitori e imprese per orientare le decisioni di investimento. Ed è proprio grazie alla nuova architettura ESG che l’UE può sperare di colmare il gap di investimenti.Per raggiungere gli obiettivi climatici e industriali, l’UE deve attirare circa 750-800 miliardi di euro all’anno in investimenti privati.
E ancora: riaprire norme già approvate aumenta l’incertezza, oltre a mettere in dubbio la coerenza tra i vari regolamenti. La CSRD e la Tassonomia, ad esempio, sono collegate ad altri regolamenti finanziari (come SFDR e MiFID II): cambiarle avrebbe effetti a catena negativi, suggeriscono i firmatari della lettera alla Commissione UE.
Senza contare che i benefici della normativa ESG sono già visibili. Studi dimostrano che le attuali normative stanno migliorando la trasparenza e stanno influenzando positivamente il mercato, ricordano gli investitori. “Entro il 2024, le aziende europee avevano già segnalato un totale di 440 miliardi di euro di spese in conto capitale allineate alla tassonomia, un numero destinato solo a crescere ulteriormente e più rapidamente”, si legge nella lettera.
Invece di indebolire il quadro normativo, il pacchetto Omnibus dovrebbe semplificare e migliorare ulteriormente la coerenza tra le normative. Intervenendo sugli standard tecnici. Ma senza riaprire l’intero quadro regolatorio. E dovrebbe sfociare anche in linee guida più chiare per le imprese, con Q&A settoriali che facilitino il rispetto della normativa ESG, consigliano i firmatari.