La nuova normativa UE contro il greenwashing nel settore finanziario è soddisfacente
Più collaborazione tra le autorità di vigilanza finanziaria. Rendere più interoperabili gli standard sulle disclosure sulla sostenibilità. Fornire più strumenti e competenze specificamente dirette a contrastare il greenwashing alle autorità nazionali competenti. Che devono poter disporre di un mandato più ampio, soprattutto per migliorare l’accesso ai dati. Sono le raccomandazioni principali fornite dalle tre autorità di vigilanza finanziaria europee (ESA) per limitare il greenwashing nel settore finanziario.
Una definizione condivisa di greenwashing nel settore finanziario
Nei loro rapporti conclusivi, richiesti dalla Commissione UE nel 2022 e pubblicati il 4 giugno, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), l’Autorità bancaria europea (EBA) e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) raggiungono una definizione condivisa di cosa costituisce greenwashing nel settore finanziario:
“Una pratica in cui affermazioni, dichiarazioni, azioni o comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono in modo chiaro ed equo il profilo di sostenibilità di un’entità, un prodotto finanziario o un servizio finanziario. Questa pratica potrebbe essere fuorviante per i consumatori, gli investitori o altri partecipanti al mercato”.
Greenwashing in aumento: +26% nel 2023
I tre rapporti presentano lo stato dell’arte delle iniziative e della solidità dei quadri regolatori in vigore e in via di approvazione che mirano a rafforzare la credibilità e la coerenza dei profili di sostenibilità di prodotti e servizi finanziari. Un’azione sempre più prioritaria alla luce dei dati forniti dall’EBA. Da un’analisi quantitativa, infatti, emerge una chiara tendenza all’aumento delle pratiche di greenwashing in tutti i settori. Il numero totale di casi ha continuato ad aumentare nel 2023, segnando un +26,1% rispetto all’anno precedente solo nei paesi UE.
“I rischi reputazionali e operativi continuano a essere considerati i più colpiti dal greenwashing. Ciò è in linea con l’osservazione che il rischio di contenzioso derivante dal greenwashing ha registrato una tendenza crescente negli ultimi anni”, sottolinea l’Autorità bancaria europea.
Ciò nonostante, le tre autorità convergono nel ritenere che il nuovo quadro regolatorio UE contro il greenwashing nel settore finanziario, se pienamente applicato, sia sufficiente per invertire la tendenza. Particolare attenzione dovrà essere data all’implementazione della direttiva UE sulla due diligence aziendale (CSDDD), che entrerà in vigore a breve e a cui bisognerà allinearsi nel 2027-2029, e alla prossima tranche di standard di sostenibilità settoriali prevista dalla direttiva UE sul corporate sustainability reporting (CSRD).
Un punto debole del processo di supervisione, nota l’ESMA, risiede nelle limitate capacità delle autorità nazionali competenti. Finora hanno rilevato solo un numero limitato di casi effettivi o potenziali di greenwashing. Le cause possono essere diverse, dal basso livello di segnalazioni alla limitata alfabetizzazione finanziaria, dai vincoli sulle risorse e sulle competenze alla difficoltà di accedere a dati di buona qualità. Tutti aspetti su cui l’autorità invita gli omologhi nazionali a lavorare dotandosi di competenze e strumenti migliori, oltre a richiedere un’espansione del loro mandato. In parallelo, l’ESMA fornirà nel prossimo futuro indicatori e metriche più precisi per monitorare il rischio greenwashing.