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Cosa pensano gli italiani del rapporto tra aziende e dimensione ESG

Il sondaggio annuale di SEC Newgate rileva un aumento del pessimismo tra gli italiani sui comportamenti delle aziende e delle istituzioni

Fondi sostenibili: il 25% degli investimenti ESG va a grandi inquinatori
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In Italia c’è un “chiaro divario” come gli italiani pensano che aziende e governo dovrebbero rispettare la dimensione ESG, e come l’ambito ambientale, sociale e di governance viene rispettato concretamente. Il 77% dei cittadini ha la “forte convinzione” che le esigenze di tutti i portatori di interesse dovrebbero pesare di più di quelle degli azionisti. E vogliono una comunicazione aziendale più forte su questioni rilevanti.

È quanto emerge dal rapporto Global ESG Monitor di SEC Newgate. Un’indagine annuale, condotta con un sondaggio tra 14.000 persone in 14 diversi paesi. Tra cui l’Italia (circa 1.000 intervistati), a cui è dedicato un capitolo specifico.

Il rapporto analizza questioni importanti per la dimensione ESG, tra cui:

  • Quanto sono importanti le questioni ESG? Quali sono le più rilevanti?
  • I governi e le aziende stanno rispondendo alle aspettative e alle richieste delle comunità in ambito ESG?
  • Le aziende dovrebbero dare priorità agli interessi di tutti gli stakeholder o concentrarsi principalmente sulle esigenze degli azionisti? Dovrebbero affrontare pubblicamente le questioni ambientali e sociali, o questi temi sono ancora troppo divisivi?
  • Fino a che punto le aziende dovrebbero comunicare il proprio impegno in ambito ESG, e cosa possono fare per evitare lo scetticismo?

La percezione degli italiani della dimensione ESG

Nel Belpaese cresce la sfiducia verso imprese e istituzioni per tutto ciò che riguarda la dimensione ESG. Il 65% degli italiani ha una percezione negativa della direzione intrapresa dal paese. Il dato è in crescita rispetto al 2023, quando si fermava al 61%.

I settori percepiti come più “responsabili” dagli italiani sono supermercati/negozi di alimentari, energia rinnovabile, turismo, ospitalità e produzione di alimenti e bevande. Al fondo della classifica si piazzano, invece, energia nucleare, gioco d’azzardo, difesa, industria chimica e estrazione mineraria e risorse.

Comunicazione ESG e rischio greenwashing

Sul fronte della comunicazione aziendale, il posizionamento viene apprezzato soprattutto se mantiene un forte legame con il core business e i suoi impatti ESG maggiori. “Ci si aspetta molto meno che le aziende parlino pubblicamente di questioni, in particolare questioni politiche e sociali non direttamente collegate all’azienda o ai suoi stakeholder”, emerge dal sondaggio. A pensarla così è comunque poco più del 50% degli intervistati.

Come comunicare la propria dimensione ESG? Qui il sondaggio di SEC Newgate tocca un aspetto importante: gli italiani sono campioni di scetticismo. Quattro intervistati su dieci indicano di non fidarsi di ciò che le aziende dicono sulle loro azioni ESG. E 7 su 10 ritengono che il greenwashing sia un problema rilevante nel panorama italiano.

Dalle parole ai fatti? L’impatto potenziale di questo scetticismo sulle scelte degli investitori è alto. Le aziende che adottano comportamenti o pratiche non etiche “corrono rischi di vasta portata”: due investitori su cinque, il 42%, affermano che venderebbero il loro investimento in un’azienda se scoprissero che ha adottato comportamenti non etici.

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