A maggio 2024, l’ESMA ha stabilito i criteri minimi che i prodotti finanziari devono rispettare per poter essere considerati legati al mondo ESG. Un Q&A chiarisce gli aspetti che restavano più problematici
In Europa, le obbligazioni verdi avranno meno requisiti da rispettare per mantenere la patente di sostenibilità. Uno su tutti: i fondi di green bond potranno continuare a investire nei prodotti finanziari di aziende ad alta intensità energetica, come utilities e grandi inquinatori. In deroga a quanto previsto dalle nuove norme sulla denominazione dei fondi ESG, stabilita dall’ESMA, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, e in vigore da fine novembre 2024.
Lo ha annunciato l’ESMA pubblicando il 16 dicembre una nuova serie di Question & Answers riguardo il naming ESG dei prodotti finanziari europei.
Cosa prevedono le nuove norme sul naming ESG dei fondi UE?
Le nuove norme sulla denominazione fondi ESG stabiliscono un giro di vite per limitare il rischio greenwashing. L’ESMA ha stabilito i criteri minimi che i prodotti finanziari devono rispettare per poter essere considerati legati al mondo ESG.
Lo ha fatto intervenendo sulla classificazione in vigore oggi, che divide i prodotti legati alla sostenibilità in due gruppi:
- quelli con forte attinenza degli investimenti al mondo green (che rispettano i requisiti dell’articolo 8 del SFDR, l’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari),
- quelli con attinenza meno forte agli investimenti in settori sostenibili (che ricadono sotto l’articolo 9 SFDR).
Le nuove regole sono state pubblicate a maggio 2024. Dal 21 novembre tutti i nuovi fondi ESG devono uniformarsi, mentre per quelli già esistenti la scadenza è a maggio 2025. Tuttavia, l’ESMA ha fornito indicazioni vaghe su quali termini sono impattati dalle modifiche. Molti studi hanno calcolato che una quota molto alta di investitori potrebbero dover essere costretti a disinvestire da alcuni asset, o a modificare il nome di certi fondi. Secondo un’analisi di Bloomberg, ad esempio, sarebbe a rischio il 75% dei fondi ex articolo 8.
Denominazione fondi ESG, i chiarimenti nel Q&A dell’ESMA
Il Q&A dell’ESMA prova a chiarire soprattutto questo punto. L’Autorità stabilisce che i green bond europei emessi sotto il nuovo Green Bond Standard (lancio previsto per il 21 dicembre 2024) sono esenti dalle regole di esclusione relative ai fondi ESG.
In questo modo, l’ESMA prova a evitare che utility e aziende ad alta intensità energetica, pur emettendo obbligazioni verdi per progetti sostenibili, vengano penalizzate.In concreto, le aziende nei settori carbon-intensive possono ancora emettere green bonds per progetti specifici senza che i fondi debbano cambiare nome o vendere asset. Utility e aziende energetiche rappresentano il 20% del mercato globale dei green bond.
I green bond non europei o emessi da società in settori ad alta intensità di carbonio, tuttavia, devono essere valutati con un approccio “look-through”. Ovvero:verificare che i proventi delle obbligazioni finanzino attività conformi ai criteri ESG, anche se l’emittente non soddisfa pienamente gli standard di esclusione.
Inoltre, il Q&A dell’ESMA stabilisce anche la soglia per investimenti sostenibili nei fondi ESG: il criterio principale devono investire almeno il 50% del patrimonio in attività sostenibili.
Chiarito anche il nodo delle armi controverse, uno dei criteri di esclusione. I fondi ESG devono escludere investimenti in questo ambito facendo riferimento all’Indicatore di Impatto Negativo 14 della SFDR.