Una ricerca di Deloitte fa il punto sulle attitudini dei cittadini di fronte alle dimensioni di sostenibilità dei prodotti, alla comunicazione aziendale e all’accessibilità di informazioni sulle caratteristiche ESG dei prodotti
Le dimensioni del consumo sostenibile
Quanto pesa la comunicazione della sostenibilità di un prodotto e di un’azienda? Che attitudini hanno i consumatori di fronte al greenwashing e a pratiche commerciali scorrette? Quali sono le dimensioni di cui è composto il consumo sostenibile in Italia?
Sono le domande a cui risponde il quarto report dell’Osservatorio Deloitte sui trend di sostenibilità e innovazione, “Il Cittadino Consapevole: il valore del trust nelle scelte di consumo sostenibile”.
La sostenibilità dev’essere sostanziale
Deloitte analizza a 360 gradi i fattori che concorrono a creare o erodere la fiducia dei consumatori in un marchio. La sostenibilità è al terzo posto, dopo prezzo e qualità del prodotto. Ma uno sguardo più di dettaglio fornisce delle indicazioni interessanti per comprendere a cosa, esattamente, gli italiani pongano più attenzione.
Un aspetto cruciale è quello degli aspetti sostanziali della sostenibilità, giudicati più rilevanti di quelli solo formali. Le scelte di consumo sostenibile, cioè, vengono prese considerando soprattutto aspetti come la decarbonizzazione dei processi produttivi, l’uso di materiali a basso impatto, l’ottimizzazione dell’utilizzo di risorse scarse riduzione di fonti fossili. Tutti fattori ritenuti importanti da più di 1 intervistato su 4. Altro aspetto importante, che accresce la fiducia: una presa di posizione pubblica da parte dell’azienda su temi ESG.
Il costo del greenwashing
L’altro filone di indagine su cui si concentra il sondaggio di Deloitte riguarda le attitudini dei consumatori circa le pratiche di greenwashing. Il dato che emerge è che oltre 1 persona su 4 sarebbe portata a limitare o interrompere l’acquisto di un prodotto se venisse a conoscenza di un caso di greenwashing o di ambientalismo di facciata che coinvolge l’azienda. Ma anche la sola “scarsa trasparenza” nella comunicazione su temi ESG può indurre il 40% dei consumatori (il 63% tra chi ha più a cuore temi ambientali) a considerare di cambiare marca.
Per valutare la trasparenza e l’affidabilità di un marchio, l’etichetta resta il canale principale. È proprio per questa ragione che il 41% dei cittadini desidererebbe etichette semplici ed intuitive che aiutino a comprendere facilmente le “prestazioni ambientali” del prodotto o servizio. Il 30%, inoltre, preferirebbe visualizzare sulla confezione anche una scala che indichi le caratteristiche sostenibili dalla migliore alla peggiore, come avviene ad esempio per le classi energetiche degli elettrodomestici. I dati numerici che dettagliano l’impronta ecologica sono una preferenza per il 26% dei cittadini.