Il 90% delle aziende italiane effettua disclosure sui rischi climatici. La qualità della disclosure aziendale è più alta della media globale. Il sondaggio di EY
Le aziende italiane si distinguono per trasparenza e piani concreti nel percorso verso la sostenibilità, posizionandosi sopra la media globale in molti ambiti. Le imprese sono più pronte ad affrontare il cambiamento climatico, usano scenari di riferimento solidi, preferiscono parametri solidi e quantitativi. È quanto emerge dalla 6° edizione dell’EY Global Climate Action Barometer 2024, il sondaggio annuale di EY sull’azione climatica delle aziende.
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Quantità e qualità della disclosure
La qualità delle informazioni divulgate è più elevata: in media il 62% in Italia, contro la media globale che si ferma al 54%. Anche se il Belpaese resta dietro i primi della classe ovvero Regno Unito (69%) e Corea del Sud (62%).
Molto bene anche il dato più legato alla concretezza dei percorsi di transizione delle aziende italiane. Il 68% delle imprese specifica azioni quantitative legate a obiettivi numerici, facilmente monitorabili e verificabili. A livello globale, la media è sensibilmente inferiore, al 47%.
Quanto agli scenari di transizione di riferimento, su cui le imprese italiane misurano i propri progressi e obiettivi, quasi 6 aziende su 10 adottano lo scenario peggiore (RCP8.5), che prevede una crescita incontrollata delle emissioni di gas serra e un riscaldamento globale superiore ai 4°C al 2100. Metà delle aziende adotta lo scenario Net Zero, che prevede il raggiungimento di emissioni nette zero entro metà secolo.
Azione climatica, aziende italiane “in prima linea”
Secondo il rapporto, le aziende italiane si confermano “in prima linea” nell’azione per contrastare il cambiamento climatico. Anche sul versante della valutazione dei rischi climatici connessi al proprio business. Su questi aspetti, il 90% delle aziende italiane effettuano disclosure sui rischi climatici, contro l’83% della media globale. E l’85% delle aziende italiane rileva opportunità legate a prodotti/servizi (73%), efficienza delle risorse (44%) ed energie rinnovabili (32%).
C’è poi una consistente collaborazione con istituzioni e altri portatori di interesse per costruire i piani di transizione aziendali (lo fa il 70% delle imprese, contro il 60% di media globale). E i piani sono piuttosto solidi come impianto: oltre il 73% delle imprese italiane fornisce roadmap a breve, medio e lungo termine.