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Solo il 29% delle aziende è pronta all’assurance sul reporting di sostenibilità

Assurance sul reporting di sostenibilità: meno di 1 azienda su 3 è pronta
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La CSRD ha introdotto dal 1° gennaio 2024 l’obbligo di assurance sul reporting di sostenibilità

Meno di 1 azienda su 3 è preparata alla verifica di terze parti sulla propria reportistica ESG. E anche tra questo 29% di imprese, la qualità delle procedure messe in campo per rispondere ai nuovi obblighi introdotti dalla direttiva CSRD è lontana dall’essere ottimale. L’assurance sul reporting di sostenibilità si conferma uno degli ostacoli più ostici da superare per il settore corporate, conferma uno studio di KPMG.

Assurance reporting di sostenibilità: mancano competenze interne

La seconda edizione del sondaggio, condotto sui dirigenti di oltre 1.000 aziende, rivela pochi miglioramenti rispetto all’anno scorso. KPMG divide in tre gruppi le imprese a seconda del livello di compliance con gli obblighi di assurance ESG. Le aziende “leader” sono il 29%, in aumento di 4 punti percentuali, mentre quelle “avanzate” sono il 46% e le “principianti” il 26%.

Andando a scavare un po’ nel punteggio ottenuti dalle imprese migliori, il quadro appare subito meno positivo. I progressi sono tangibili, ma delineano un panorama aziendale ancora impreparato alla CSRD. Il punteggio medio delle imprese più pronte è salito del 3,4% in un anno, ma è ancora fermo a 67 punti su 100, il valore massimo nel Maturity Index impiegato da KPMG per questo sondaggio.

Ancora più preoccupante, sottolinea KPMG, è il passo indietro registrato dalle imprese classificate come “principianti”. Il livello di maturità è sceso a 28,9/100 invece di crescere. “Dato che siamo ormai un anno più vicini ai requisiti normativi obbligatori per la rendicontazione ESG nell’UE e in alcune giurisdizioni internazionali, questo calo è preoccupante”, nota lo studio. “Anche se c’è ancora tempo per recuperare terreno, le aziende principianti stanno raggiungendo il punto in cui è necessaria un’azione concertata. Il compito che ci attende, soprattutto per i paesi dell’UE, è significativo e richiederà risorse considerevoli”.

Un dato, questo, che va letto insieme a un’altra informazione preziosa contenuta nello studio. Sono le aziende con fatturati maggiori quelle più pronte per l’assurance sul reporting di sostenibilità, mentre a fatturati più bassi corrispondono meno progressi. E a una seconda: i benefici attesi dalle imprese aumentano man mano che cresce il loro livello di compliance. Le grandi aziende stanno cioè riscontrando riduzioni dei costi, minori rischi di business, rating migliore e altri vantaggi in modo più consistente rispetto alle piccole aziende più indietro sulla compliance ESG.

Gli ostacoli principali? Le aziende sondate da KPMG citano, più di ogni altro fattore, la mancanza di competenze interne. Soprattutto alla luce dei chiarimenti normativi intervenuti nell’ultimo anno, con la pubblicazione di standard di riferimento come l’ESRS nel quadro europeo e quelli dell’ISSB con valenza globale. Carenze nella digitalizzazione, costi difficili da sostenenere, pecche nell’organizzazione interna e complessità della reportistica ESG sono tutti elementi citati ma con notevole meno frequenza.

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