Dall’agrivoltaico al lending crowdfunding, dalla produzione rinnovabile ad un’energia condivisa con il territorio per coltivare legami duraturi e costruttivi con le comunità locali. La ricetta di Renantis per guidare una transizione energetica in cui gli stakeholder siano i protagonisti
Renantis: “Italia mercato premium per le aspettative di crescita delle rinnovabili”
(Rinnovabili.it) – Si parla molto di energia condivisa in queste ultime settimane, ma creare un valore per tutti gli stakeholder non è certamente un obiettivo semplice da raggiungere. Eppure il Gruppo Renantis è riuscito nell’impresa, trasformando la produzione di energia rinnovabile in un bene comune in grado di costruire un futuro migliore per le persone che vivono le comunità locali. Già Falck Renewables, oggi il gruppo Renantis ha avviato molteplici progetti sul territorio italiano, sperimentando nuove forme di energia condivisa capace di generare valore e profitto attraverso un approccio sostenibile in sinergia con il territorio. Ce ne ha parlato Fabrizio Tortora, Head of Development & JDAs di Renantis, intervistato in occasione della manifestazione Key – The Energy Transition 2024.
Lo scorso anno la manifestazione Key – The Energy Transition è stata per voi un momento topico avendo lanciato il nuovo brand Renantis partendo da Falck Renewables. La rinnovata presenza nel 2024 apre la porta ad un nuovo anno di novità. Quali strategie ci dobbiamo attendere per il mercato italiano?
La strategia 2024 conferma quanto detto l’anno scorso e quello che stiamo portando avanti ormai da anni. L’Italia per Renantis è uno dei mercati principali, non solo perché veniamo da una società storicamente italiana, ma perché effettivamente nel nostro Paese, il comparto delle rinnovabili sta iniziando a crescere esponenzialmente. Quest’anno contiamo di aprire nuovi cantieri sulla scia dei quattro progetti da 50 megawatt già avviati. L’obiettivo è di sviluppare circa altri 300 megawatt sparsi su tutto il territorio italiano. Ecco perché per Renantis, la presenza a Key Energy 2024 è determinante per confermare la centralità del mercato italiano.
Siamo già presenti in Spagna, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e in altri Paesi con asset operativi, ma l’Italia rappresenta uno dei mercati premium per le aspettative di crescita.
So che avete avuto ottimi riscontri anche in tema di agrivoltaico nel nostro Paese. Ci può dire di più?
L’agrivoltaico è un tema delicato, un termine utilizzato troppo, ma applicato poco. Noi di Renantis lo stiamo studiando da tempo partendo dall’analisi delle normative europee e tedesche per esempio, all’interno delle quali sono già presenti delle linee guida ben definite. Concetti, purtroppo, a volte in parte stravolti dai decreti italiani. Noi abbiamo un’idea abbastanza concreta che stiamo portando avanti in modo coerente in tutti i nostri impianti. Fino ad ora, la coesistenza fra l’attività di produzione di energia elettrica e l’attività agricola era ritenuta incompatibile. Questo perché, se si entra nell’operatività, dare accesso ad un coltivatore in un impianto di produzione di energia elettrica comporta una complessità gestionale non indifferente anche in termini di sicurezza e coordinamento.
Tuttavia, noi di Renantis siamo convinti che, una volta ben definiti questi dettagli tecnici, la coesistenza fra le due realtà non solo è possibile, ma è anche estremamente utile. Partendo anche solo dall’ombreggiamento dei terreni sottostanti l’impianto agrivoltaico per esempio, facilitandone così la coltivabilità e riducendo l’evapotraspirazione, a fronte di una sempre maggiore desertificazione. Un tema recentemente messo sotto i riflettori dagli stessi agricoltori. L’agrivoltaico è inevitabilmente un intervento estremamente complesso: delicato per chi gestisce l’impianto fotovoltaico, ma anche per chi svolge l’attività agricola. Tuttavia unendo le forze è certamente possibile individuare una soluzione ottimale per tutti.
Le persone che vivono questi territori cosa ne pensano? So che avete sviluppato anche diverse campagne di lending crowdfunding per finanziare parte della costruzione di alcuni vostri impianti agrivoltaici. Di cosa si tratta?
L’idea è quella di un’energia condivisa rinnovabile legata al territorio in cui si inserisce. Per farlo mettiamo in campo tutte quelle attività che permettano di avvicinare la comunità locale all’impianto. Come il lending crowdfunding, (ndr.) una soluzione che consiste in un prestito remunerato garantito da Renantis e non direttamente collegato all’effettiva produzione e rendita dell’impianto. Sviluppando idee che facciano capire che un impianto di produzione di energie rinnovabili serve anche a coloro che vivono nelle aree limitrofe. Per farlo però, è necessario esserci sin dalle prime fasi di progetto. Essere presenti nel Comune, sul territorio, parlare con le persone e “metterci la faccia”, per mostrare realmente chi siamo.
Questo è ciò che ci distingue. Anche quando ci appoggiamo a sviluppatori locali, siamo comunque presenti in prima persona con un nostro incaricato, per presenziare all’attività di sviluppo e rafforzare i rapporti con il Comune, i proprietari, le associazioni. Entriamo nelle dinamiche locali nella convinzione che l’energia condivisa crea valore per tutti gli stakeholder.
Può farci un esempio concreto di energia condivisa?
L’impianto di Scicli. E’ stato il primo progetto agrivoltaico in Italia e il primo intervento di lending crowdfunding del nostro Paese. La costruzione dell’impianto è partita in concomitanza con le elezioni locali ed il cambio della Giunta comunale, ma nonostante ciò il supporto a favore della sua costruzione non è cambiato. Se possibile, la collaborazione è diventata ancora più forte. Questo perché il progetto era entrato nel DNA della comunità locale, indipendentemente dallo schieramento politico. Il lavoro di cui parlavamo prima è lungo e complicato, ma come abbiamo visto porta i suoi buoni frutti.
Parlando di autorizzazioni, quali sono le maggiori difficoltà che un’azienda con il vostro know-how tecnologico deve affrontare a livello normativo e come si potrebbero snellire?
Ci sono dei momenti in cui bisognerebbe fermarsi e guardare le cose da una certa distanza. Tutti i DL semplificazioni che si sono susseguiti, ad esempio, hanno aggiunto legislazioni nuove su legislazioni esistenti spesso con modalità poco coordinate tra loro. Più si parla di normativa da mettere in atto, più si crea confusione ed attesa. In Italia sono state emesse numerose autorizzazioni ma il vero problema adesso, purtroppo, è un altro. Manca la manodopera per realizzare questi impianti, manca la supply chain ed un’adeguata rete a supporto del mercato italiano.