È un compito “innegabilmente scoraggiante”, quello che attende l’UE quando finirà l’era del Recovery Fund e si esauriranno i flussi legati al PNRR. Finanziare la transizione verde in modo compatibile con gli obiettivi 2030 sarà davvero complesso visto il gap di investimenti pubblici: circa 54 miliardi di euro l’anno per il 2027-2029. È l’avvertimento che arriva dalla Banca Centrale Europea.
Transizione verde, il monito della BCE
Secondo la BCE, l’UE deve investire (da ogni fonte) 1.200 miliardi di euro l’anno fino al 2030 per allineare la sua transizione verde con il target di -55% di emissioni di gas serra.
Com’è andata finora? In media, la spesa è arrivata a 764 miliardi di euro all’anno nel decennio fino al 2020. In pratica, il 5,5% del PIL dell’UE del 2023 e a circa il 24% dell’investimento reale totale sempre del 2023.
Il gap di investimenti da ogni fonte arriva quindi a 477 miliardi di euro all’anno, pari al 3,4% del PIL del 2023. “La maggior parte degli investimenti aggiuntivi sarà necessaria per rendere più verde il settore dei trasporti e aumentare l’efficienza energetica nel settore dell’edilizia residenziale”, sottolinea la BCE.
Le principali ragioni del divario di investimenti pubblici, secondo la Banca Centrale Europea, sono 4:
- Barriere tecniche: difficoltà nell’integrare tecnologie verdi con le infrastrutture pubbliche esistenti.
- Costi elevati: gli investimenti verdi sono altamente capital-intensive e spesso associati a costi iniziali significativi.
- Condizioni di prestito più rigide: le imprese ad alte emissioni affrontano costi di finanziamento maggiori a causa dei rischi climatici.
- Assorbimento limitato dei fondi pubblici: ritardi nell’utilizzo dei fondi del Recovery Fund.
Così si rischia di aumentare i costi di adattamento ai cambiamenti climatici e incrementare l’inflazione e il rapporto debito/PIL già a breve termine.
La ricetta per voltare pagina senza scossoni una volta terminata l’iniezione di investimenti verdi del Recovery? La BCE indica le priorità: riforme strutturali. Servono incentivi di mercato attraverso una regolamentazione semplificata, politiche fiscali (ad esempio, sui prezzi del carbonio) e disponibilità di personale qualificato.