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L’85% delle maggiori banche globali permette ancora finanziamenti al carbone

Transizione Verde: 85% banche può ancora finanziare carbone
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Le 38 maggiori banche globali stanno ancora muovendo i primi passi lungo la strada della transizione verde. Le loro performance complessive sono “deboli”: benché molti istituti abbiano ormai fissato obiettivi climatici, le policy per raggiungerli davvero latitano. Oppure sono dei colabrodo: le clausole di esclusione permettono di continuare a garantire denaro ad attività incompatibili con l’Accordo di Parigi.

Transizione verde? Sì, ma finanziando il carbone

Basti l’esempio del carbone, la fonte fossile più inquinante. Tra i maggiori istituti di credito mondo, colossi del calibro di Barclays e Bank of China, Morgan Stanley e Citigroup, BNP Paribas e Deutsche Bank, nessuno ha assunto l’impegno ad abbandonare gradualmente ogni forma di finanziamento al carbone con modalità compatibili con l’obiettivo di non sforare 1,5 gradi. Anzi, l’85% delle banche ha ancora delle politiche che permettono specificamente di realizzare investimenti nel carbone.

“L’impostazione di impegni net-zero è diventata una pratica comune, ma questi impegni rimangono limitati nella portata a causa dell’esclusione di segmenti aziendali materiali, in particolare attività di mercato dei capitali”, spiega il rapporto State of Transition in the Banking Sector 2024 pubblicato ieri dalla Transition Pathway Initiative.

Policy bancarie disallineate rispetto alla transizione

Quello del carbone non è l’unico ambito dove le banche ignorano ancora i provvedimenti più basilari per realizzare una transizione verde. Solo l’8% degli istituti hanno policy che impediscono di finanziare nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas. Mentre nessuna banca si impegna per fermare il finanziamento della deforestazione entro il 2025.

A conti fatti, calcola il rapporto, gli obiettivi delle banche coprono meno del 22% dei loro ricavi totali. Le loro policy, quindi, hanno ben poco mordente anche quando sembrano ambiziose. Poi c’è un problema nella valutazione dei rischi climatici. Ormai quasi tutti gli istituti riconoscono che la crisi climatica può avere un impatto materiale sulle loro attività e asset. Ma sono pochissime le banche che integrano queste valutazioni nei loro bilanci finanziari.

Le banche inoltre continuano a “non divulgare la quota di finanziamenti climatici in relazione al finanziamento totale” garantito dalla banca, aggiunge il rapporto. Nessuna banca valuta poi le competenze in materia di clima del proprio consiglio di amministrazione e solo una minoranza collega la retribuzione dei dirigenti alle performance legate al clima. Tutti fattori e best practice che permettono di accelerare la transizione verde.

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