Dal testo della tassonomia verde UE restano ancora fuori i nodi più spinosi
(Rinnovabili.it) – La Commissione europea ha pubblicato ufficialmente la tassonomia verde UE, anche se il documento ha perso qualche pezzo per strada durante i negoziati. Mancano infatti i capitoli sul gas e sul nucleare: due dei nodi più spinosi sui quali l’esecutivo di Bruxelles non è riuscita a vincere le resistenze dei paesi membri.
Festeggia comunque Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per un’Economia al servizio delle persone, secondo il quale “oggi stiamo facendo un balzo in avanti con la prima tassonomia climatica che aiuterà le aziende e gli investitori a sapere se i loro investimenti e le loro attività sono davvero ecologici”.
Cos’è la tassonomia verde UE
La tassonomia verde UE regola quali investimenti saranno considerati sostenibili e quali no. Contiene i dettagli tecnici sulla base dei quali questa etichetta verde può essere conferita. L’iniziativa della Commissione rientra nel solco del Green Deal e serve per rafforzare la torsione verde dei Ventisette, agendo sulla riduzione delle emissioni e sull’innovazione tecnologica. I criteri della tassonomia verde puntano ad accelerare la transizione energetica del continente verso un’economia a basso tenore di carbonio.
Attualmente la tassonomia verde UE copre 13 settori, tra cui energie rinnovabili, trasporti, edilizia, manifatturiero. Nel complesso riguarda circa il 40% delle aziende europee che sono responsabili dell’80% delle emissioni dirette di gas serra dell’Europa. Entrerà in vigore nel 2022 e, fino ad allora, potrà ancora essere modificata in ogni sua parte. Quello che è stato reso pubblico dalla Commissione, infatti, non è il testo definitivo ma un “atto delegato” passibile di nuovi emendamenti.
Cosa non ha deciso Bruxelles
La scelta di usare un atto delegato non è casuale ma dipende dalle difficoltà incontrate dalla Commissione nel far approvare la tassonomia verde. Gli intoppi sono iniziati già a dicembre 2019, appena insediata la nuova Commissione a guida von der Leyen. Allora ci fu una levata di scudi da parte di Francia e diversi paesi dell’est Europa sul nucleare e sul gas. Il loro timore era che l’energia dall’atomo venisse squalificata e non rispecchiasse i nuovi criteri. Idem per il gas, fino a quel momento considerato energia di transizione per eccellenza.
Per superare l’impasse, l’esecutivo europeo ha acconsentito a ritardare la decisione su nucleare e gas. Un gruppo di tecnici di alto livello si sarebbe occupato di stilare dei criteri precisi, supportati da evidenze scientifiche solide. Il loro responso sarebbe poi confluito nel nuovo testo della tassonomia verde UE. La Commissione però ha optato per la forma dell’atto delegato: i paesi membri hanno poca voce in capitolo nel processo e possono praticamente solo accettare o rifiutare in blocco la proposta. Questa nuova versione è stata resa pubblica a novembre 2020.
Da allora le tensioni tra esecutivo e paesi membri non sono diminuite, anzi. Il nuovo testo pubblicato il 21 aprile riflette queste difficoltà e fa capire che di passi in avanti concreti ce ne sono stati davvero pochi. Gas e nucleare sono ancora fuori dalla tassonomia verde, per il momento, in attesa di ulteriori modifiche. Gli stessi paesi che nel 2019 si erano opposti, nelle ultime settimane sono tornati a far sentire la loro voce minacciando di mettere il veto. Risultato: la Commissione pubblicherà solo a giugno i capitoli su atomo e gas, e ha ritardato anche altre decisioni in ambiti diversi, ad esempio l’agricoltura.
La tassonomia verde UE, capitolo per capitolo
Vediamo più da vicino cosa contiene l’atto delegato della tassonomia verde UE, nella sua ultima versione del 21 aprile.
Nucleare – L’energia dall’atomo è temporaneamente assente dal documento. La Commissione non ha ancora preso una decisione finale. Dopo le critiche iniziali, su un dossier così spinoso l’esecutivo europeo ha chiesto un parere tecnico al Joint Research Centre, il centro studi in-house della Commissione. Il JRC poche settimane fa ha dato esito positivo: il nucleare è compatibile con la tassonomia verde UE e non entra in conflitto con il principio di precauzione (il nodo principale era il destino delle scorie). Questo parere adesso è al vaglio di altri due organi che ne devono valutare l’impatto ambientale: il Group of experts on radiation protection and waste management under Article 31 of the Euratom Treaty, e lo Scientific committee on health, environmental and energin risks.
Gas – La partita sul gas è il punto su cui la Commissione si gioca tutto. Anche il gas è stato lasciato fuori dalla tassonomia verde UE per il momento. Tema centrale perché è proprio sul gas (e in parte sul nucleare) che molti dei paesi del’Europa orientale vogliono incardinare la loro transizione energetica. Le loro economie sono ancora fortemente basate sul carbone e gas e atomo sono identificate come le vie maestre per una transizione graduale. Bruxelles, dal canto suo, teme che lasciare briglia sciolta all’Est Europa significhi rallentare il compimento del Green Deal o, quanto meno, approfondire le differenze tra paesi membri facendo emergere sempre di più un’Europa a due velocità anche in tema di transizione energetica.
Ciò detto, il testo della tassonomia contiene due soglie di emissioni di gas serra, sulle quali la Commissione non sembra voler assolutamente negoziare, che riguardano tutti i settori in modo trasversale ma sono particolarmente rilevanti per quello energetico. La prima soglia è fissata a 100 gCO2/kWh: sotto questo valore ogni attività è considerata sostenibile. Ciò esclude sicuramente il carbone e anche la quasi totalità degli impianti a gas, per quanto possano essere attrezzati con tecnologie di cattura e sequestro della CO2. La soglia superiore invece è a 270 gCO2/kWh. Oltre di essa, le attività sono bollate come “significativamente dannose”. Per avere un termine di paragone, i tipi di centrali a gas in funzione oggi in Europa orientale emettono tra i 300 e i 350 gCO2/kWh.
Bioenergia e foreste – Sono incluse nella tassonomia verde UE, con criteri stabiliti dalle task force di tecnici. Criteri molto criticati dal mondo dell’ecologismo. La bioenergia continua a essere considerata carbon neutral ma, spiegano dalla Commissione, si potranno fare dei cambiamenti per armonizzare il documento con la versione rivista della RED, anche questo atteso a giugno. Mentre sulle foreste e l’uso della biomassa i criteri sono giudicati troppo ampi. Per Sébastien Godinot, economista del WWF, questa nuova versione “non riconosce le sfide ambientali che dobbiamo affrontare” ed è stata “fortemente influenzata da pressioni squilibrate da parte di Finlandia e Svezia: è in contrasto con la scienza ambientale, scredita la tassonomia e crea un precedente disastroso”. Luca Bonaccorsi, direttore su tema finanza sostenibile di T&E, ha dichiarato che “la legge sulla tassonomia doveva essere il gold standard della finanza sostenibile. Ma il risultato è stato il greenwashing di navi mercantili inquinanti, autobus a gas e il taglio e la combustione di biomassa”. Le due organizzazione hanno abbandonato il tavolo degli esperti al lavoro sulla tassonomia in segno di protesta.
Agricoltura – Anche in questo caso la Commissione ha preferito aspettare. Il testo non riporta alcun criterio in merito. Si attende il via libera finale alla (contestatissima) riforma della Pac, la politica agricola comune, per inserire criteri per l’agricoltura nella tassonomia verde UE.
Idrogeno e altri temi – Su questi capitoli non ci sono variazioni di rilievo rispetto all’ultima versione di novembre 2020. Sull’idrogeno, la Commissione ha deciso di puntare molto e di fissare dei criteri che sono più restrittivi – ovvero ambiziosi – di quelli suggeriti dai tecnici. Non si tratta però assolutamente di solo idrogeno rinnovabile, come Rinnovabili.it ha ampiamente riportato alcuni mesi fa.