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L’industria del gas all’assalto della tassonomia verde UE

Tassonomia verde UE: la lobby del gas raddoppia gli sforzi
Foto di ds_30 da Pixabay

La Commissione deve ancora varare il capitolo sul gas della tassonomia verde UE

(Rinnovabili.it) – L’agenda dei funzionari di Bruxelles che lavorano alla tassonomia verde UE è fitta di impegni. Soprattutto di incontri con i lobbisti pagati dall’industria del gas. L’obiettivo: far rientrare il gas naturale nella definizione di investimento sostenibile, anche se è una fonte fossile. E tener viva la narrativa secondo cui il gas è l’energia di transizione necessaria per abbandonare gradualmente le fossili.

Da quando i lavori sulla tassonomia verde UE sono entrati nel vivo, la lobby del gas si è decisamente rimboccata le maniche. I numeri li fornisce la ong Reclaim France che ha messo insieme i dati presi dall’EU Transparency Register. Nei 17 mesi tra gennaio 2020 e maggio 2021, gli incontri ufficiali – e quindi registrati – arrivano a 323. Erano stati 295 nel periodo fra gennaio 2018 e luglio 2020, due anni e 7 mesi. In pratica sono raddoppiati: da una media di 9,5 incontri al mese si arriva a un vero tour de force con 19 incontri ogni mese, in media. Significa 19 incontri in 22-23 giorni lavorativi.

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Una goccia cinese che giorno dopo giorno prova a far passare l’impostazione desiderata. Finora questa offensiva non è riuscita del tutto a far breccia a Bruxelles, ma sta creando non pochi grattacapi alla Commissione. L’esecutivo UE è stato costretto a ri-presentare più volte le sue proposte, cambiando ogni volta proprio i criteri relativi al gas. Da un lato i lobbisti, dall’altro i paesi dell’est Europa che puntano su questa fonte fossile per non fare il balzo direttamente dal carbone alle rinnovabili. La quadra la Commissione non l’ha trovata, e ha scelto di presentare la tassonomia verde UE senza però il capitolo sul gas. Quello arriverà più avanti. Dopo altre decine di incontri con i lobbisti.

Per il momento, il testo della tassonomia contiene due soglie di emissioni di gas serra, sulle quali la Commissione non sembra voler assolutamente negoziare. La prima soglia è fissata a 100 gCO2/kWh: sotto questo valore ogni attività è considerata sostenibile. Ciò esclude sicuramente il carbone e anche la quasi totalità degli impianti a gas, per quanto possano essere attrezzati con tecnologie di cattura e sequestro della CO2. La soglia superiore invece è a 270 gCO2/kWh. Oltre di essa, le attività sono bollate come “significativamente dannose”. Per avere un termine di paragone, i tipi di centrali a gas in funzione oggi in Europa orientale emettono tra i 300 e i 350 gCO2/kWh.

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