Bruxelles vaglierà la nuova tassonomia verde entro fine mese
(Rinnovabili.it) – Per alcuni osservatori, la nuova versione della tassonomia verde europea è un grande assist all’Italia. La bozza di atto delegato – diramata 2 ore prima di capodanno – sarebbe ritagliata su misura per il Belpaese. Non per l’ok al nucleare ma per i nuovi criteri del via libera al gas, che permetterebbero la proliferazione di centrali a turbogas senza troppi vincoli.
“Il Governo deve opporsi all’Atto delegato complementare su nucleare e gas naturale e valutare se vi siano elementi per contestarne l’adozione alla Corte di Giustizia europea”, prende posizione in una nota il senatore Gianni Girotto, presidente della Commissione Industria Senato e a capo del Comitato Transizione Ecologica del M5S, introducendo una mozione appena presentata. Continuare con gas e nucleare rischia di essere “un bagno di sangue”. E con questa mossa “l’UE smentisce se stessa” allontanandosi dal Green Deal, aggiunge Girotto a Rinnovabili.it spiegando perché gas fossile e atomo non devono essere considerati sostenibili.
Molti paesi UE vogliono il gas in tassonomia verde perché lo considerano energia di transizione.
Nessuno mette in discussione che il gas sia una forma di energia di transizione. Ma attenzione: la tassonomia è un’altra cosa. Definisce ciò che è sostenibile, non ciò che è utile o indispensabile. Indica su che cosa si devono orientare i finanziatori.
Infatti chi vuole il gas in tassonomia ritiene che siano necessari investimenti.
Questo è l’altro grande equivoco del dibattito sulla tassonomia verde. Non c’è bisogno di investimenti infrastrutturali sul gas. L’UE ha magazzini, rigassificatori e metanodotti a sufficienza. Noi, in Italia, abbiamo centrali a gas sufficienti per il nostro fabbisogno energetico. L’Europa il gas lo compra dall’estero. Investendo nel gas ne faremmo scendere il prezzo? No, perché lo importiamo. I prezzi di questi mesi non dipendono dalla mancanza di infrastrutture.
L’atto delegato prevede delle soglie di emissioni di CO2 per gli investimenti nel gas, ad esempio per le centrali. Non è un compromesso accettabile?
Il punto è che l’UE smentisce se stessa. Finché non abbiamo alternativa è ovvio che continueremo a usare il gas per produrre energia e per i processi industriali. Ma inserirlo in tassonomia verde significa mettere soldi pubblici su tecnologie che non sono il futuro.
Però il compromesso fissa dei paletti affinché i nuovi impianti usino presto gas low-carbon come idrogeno o biometano.
È un cavallo di Troia, si parla di idrogeno ma continueranno a usare metano per molto tempo. Poi, molti esperti sostengono che trasportare idrogeno costa ed è complesso. Meglio produrlo là dove serve. Ma dev’essere verde. E piuttosto che puntare su opere hydrogen-ready [come prevede anche il nuovo regolamento TEN-E per le pipeline, ndr], meglio rendere operativo il Nord Stream 2: più alternative in ingresso abbiamo, meglio è.
Perché tener fuori anche il nucleare?
È molto semplice: la finanza ha già deciso da tempo. Investire sulle rinnovabili è molto più attrattivo. Due numeri: nel 2021 il saldo di capacità installata del nucleare è stato di 0,3GW, quello delle fer di 270GW.
E il nucleare di nuova generazione?
Le centrali di III generazione non hanno risolto il problema delle scorie. Quindi per noi, e per gli italiani che hanno votato il referendum, la questione non si pone. Diverso se quelle di IV generazione risolveranno il problema. Si continui a studiare e sperimentare. Sarebbe accettabile un nucleare che genera quantitativi molto limitati di scorie, o che abbiano un tempo necessario di gestione molto più contenuto di quello attuale. In quel caso si potrebbe riaprire il discorso e, eventualmente, sottoporlo a un nuovo referendum. Adesso è prematuro.
Siamo nel bel mezzo di una crisi energetica formidabile. Nei prossimi anni ce la faremo senza gas e nucleare?
La soluzione non è puntare ancora su gas e atomo ma scegliere davvero le rinnovabili. Eolico e fotovoltaico sono imbattibili per costi, scalabilità e elasticità. Queste caratteristiche non le ha nessun’altra forma di energia. Per garantire continuità ovviamente dobbiamo accelerare tanto sulle fer quanto sullo stoccaggio. Ma possiamo anche puntare sulle interconnessioni, prima di tutto quelle intra-europee. Gli operatori da tempo non chiedono sussidi ma semplificazione, dobbiamo continuare in questa direzione. Oggi paghiamo in bolletta i ritardi degli ultimi 8 anni sulle rinnovabili. (lm)