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Tassonomia verde, Berlino tira le orecchie a von der Leyen anche sul gas

Il ministro dell’Economia e della Transizione Ecologia Robert Habeck, numero 1 dei Verdi tedeschi, va a Bruxelles per dire alla presidente della Commissione che dichiarare sostenibile il gas “non è necessario”. Solo venerdì, Berlino aveva detto no al nucleare ma sì al gas, chiedendo criteri meno stringenti

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Prosegue il braccio di ferro sulla tassonomia verde

(Rinnovabili.it) – Tre parole ribaltano la posizione di Berlino sul gas nella tassonomia verde. O meglio, la precisano. Inserirlo nella lista degli investimenti che l’UE considera sostenibili “non è necessario”. Parole pesanti visto che arrivano direttamente da Robert Habeck, numero 1 dei Verdi tedeschi e super-ministro per l’Economia e la Protezione del Clima nel nuovo governo Scholz. Anzi, pesantissime: le ha dette in un faccia a faccia con Ursula von der Leyen, che come presidente della Commissione ha deciso di riservarsi l’ultima parola sul dossier.

Secondo Habeck, la nuova proposta presentata dall’esecutivo UE a 2 ore da Capodanno “a mio parere contraddice l’idea stessa della tassonomia designando il gas e il nucleare come ammissibili per i mercati finanziari” e quindi “non sarebbe stata necessaria”. Nel parere ufficiale sulla tassonomia verde inviato venerdì scorso, invece, la Germania dava l’ok al gas e bocciava il nucleare.

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Riavvolgiamo il nastro. Per un anno a Bruxelles è andato in scena un braccio di ferro estenuante che ha coinvolto tutte le istituzioni comunitarie e i paesi membri. Il nodo è proprio il ruolo di gas e atomo nella tassonomia verde. Più la Commissione proponeva compromessi diluiti, più le due grandi fazioni si arroccavano sulle rispettive barricate. L’ago della bilancia pende per l’ok alle due fonti di energia perché il fronte del no è debole e non ha i numeri per bloccare l’ultima proposta dell’esecutivo.

Ma von der Leyen non ha occhi solo per l’aritmetica dei voti. C’è il rischio di spaccare ancora di più l’UE, già messa alla prova dai bisticci con Polonia e Ungheria e dalle vicende ucraine. Soprattutto perché il no arriva da un peso massimo come Berlino, ma anche da Madrid. Riprende quota, quindi, l’ipotesi che la Commissione decida – di nuovo – di ritirare la bozza di atto delegato fatta circolare e torni al tavolo dei negoziati.

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Riprende quota, sì, ma non vola troppo alto. Perché lo stesso Habeck ha fatto sapere che il no al gas non smentisce il parere ufficiale di Berlino. Le richieste di allentare i parametri con cui dichiarare green il gas, infatti, restano valide qualora Bruxelles decida davvero di includerlo in tassonomia. Lo scoglio principale, quindi, resterebbe il nucleare. Sempre che il messaggio di Habeck non celi in realtà una proposta di compromesso: via libera al nucleare da parte della Germania a patto che si inseriscano le limature richieste sul gas. (lm)