Il 21 gennaio presentati i pareri dei paesi membri sulla proposta di tassonomia verde
(Rinnovabili.it) – L’Europa continua la sua cacofonia di voci sull’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia verde. Dal vertice informale di Amiens di settimana scorsa, la Francia – grande sponsor dell’atomo – voleva ottenere un accordo definitivo tra i Ventisette e iniziare col piede giusto il suo semestre di presidenza. Sembra invece che di passi avanti non ce ne siano stati. Tanto che il 21 gennaio, ultimo giorno utile per presentare le proprie osservazioni, i paesi europei sono andati in ordine sparso e con posizioni ancora in larga parte inconciliabili.
Certo, chi si oppone a gas e atomo nel documento che definisce quali investimenti sono considerati sostenibili e quali no è una netta minoranza. Troppo pochi i no per bloccare l’atto delegato che la Commissione dovrebbe presentare a giorni. Servirebbe infatti una maggioranza qualificata rafforzata: il 72% dei votanti (cioè almeno 20 paesi) che devono rappresentare almeno il 65% della popolazione europea, più un voto concorde a maggioranza semplice dell’Europarlamento. Il problema è che il fronte del no schiera qualche peso massimo. Due in particolare: Germania e Spagna. Il rischio di lacerare ancora di più l’Unione è dietro l’angolo.
Berlino si mette di traverso sulla tassonomia verde
La Germania ha ribadito venerdì scorso il suo no secco al nucleare in tassonomia verde. Berlino snocciola tutti i motivi in una lettera alla Commissione. Non si possono escludere incidenti di vasta portata, con rischi di lungo termine e non limitati dai confini per uomo e ambiente. Non esiste una soluzione finale per le scorie radioattive, e più le centrali restano in funzione più questo problema aumenta. Il nucleare per il governo tedesco non è neppure compatibile con le rinnovabili: “le rinnovabili necessitano di impianti flessibili” la cui produzione “possa essere rapidamente aumentata e ridotta”. Una cosa che “l’energia nucleare non può fare”.
E ancora. L’atomo ha tempi lunghi di avvio degli impianti, quindi non supporta un phase out rapido del carbone. Le nuove frontiere del nucleare come gli Small Modular Reactors (SMR), continua Berlino, “non sono completamente sviluppati” e “portano a problematiche simili” a quelle dei reattori di generazioni precedenti. Senza incentivi statali, quindi, tenendo conto di questi rischi, il nucleare non attirerebbe investimenti. Se passa la linea della Commissione, minaccia Berlino, la Germania ricorrerà in tribunale.
Ben diverso il parere sul gas, che la Germania – che ha investito miliardi di euro e un grande capitale politico nel raddoppio del gasdotto North Stream – vuole non solo nella tassonomia verde, ma anche con criteri più blandi di quelli proposti dalla Commissione. Il blend con l’idrogeno o il biometano indicato da Bruxelles “non è realistico”, almeno non in percentuali del 30% al 2026 e del 55% al 2030. Meglio resettare tutto e far partire l’obbligo di miscela con gas low-carbon solo dal 2036. Anzi, non deve essere un obbligo ma una “linea guida”. Le nuove centrali a gas non devono essere ammesse solo se sostituiscono un impianto a carbone ed emettono almeno il 55% in meno, la percentuale va rivista. E deve essere ammesso anche rimpiazzare una centrale a gas obsoleta con una di ultima generazione, suggerisce Berlino.
La Spagna dice 2 no
Anche Madrid non si sposta di un millimetro dalla posizione annunciata e ribadita molte volte negli ultimi mesi. Quella della tassonomia verde, dice la ministra della Transizione Ecologica Teresa Ribera, è una proposta controversa “che può distorcere e generare confusione” quando si tratta di incanalare gli investimenti sostenibili nell’UE. “Né il nucleare né il gas soddisfano i criteri scientifici e legali per essere considerati sostenibili o ricevere lo stesso trattamento delle tecnologie indiscutibilmente verdi, come l’eolico o il solare, e vanno contro le priorità di un processo di decarbonizzazione dell’economia europea senza rischi ambientali”, ha detto Ribera.
Gli argomenti sono gli stessi presentati di recente in una lettera congiunta insieme a Austria, Danimarca e Lussemburgo. Il nucleare e il gas, allo stato attuale, non rispettano il principio del non procurare un danno significativo (principio “do not significant harm”). Il nucleare a causa delle scorie e del rischio di incidenti: “Il trattamento di questi rifiuti comporta costi molto alti e non abbiamo ancora una soluzione provata e definitiva per questo, dopo 60 anni di utilizzo della tecnologia. Inoltre, incidenti come Chernobyl e Fukushima sono chiari esempi dei rischi dell’energia nucleare”, scrive Ribera. Il gas, invece, per il limite di emissioni stabilito dalla Commissione a 270 gCO2e/kWh: “è superiore alle raccomandazioni dell’IPCC e dell’IEA”. (lm)