Il rapporto di IIED sulle potenzialità dello swap debito per clima
(Rinnovabili.it) – Cancellare una parte del debito pubblico degli stati meno sviluppati e usare quelle risorse per azioni che favoriscono clima ed ecosistemi: una manovra come questa potrebbe rendere subito disponibili più di 100 miliardi di dollari per l’azione climatica. Si chiama swap debito per clima debt-to-climate (o to-nature) swap, ed è uno strumento che finora è stato usato solo in una manciata di casi, ad esempio da Capo Verde, Gabon, Ecuador e Belize.
Perché usare lo swap debito per clima?
E potrebbe prendere tre piccioni con una fava: salvare dalla trappola del debito, favorire misure di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, contribuire a ripristinare gli ecosistemi. “Molti dei paesi più minacciati dall’aumento delle temperature hanno enormi debiti e pagano sempre gli interessi alle nazioni più ricche che hanno contribuito molto di più alla crisi climatica”, spiega Laura Kelly di IIED, che pubblica oggi un rapporto sul tema dello swap debito per clima. Un rapporto di Development Finance International pubblicato alla vigilia della Cop28 di Dubai spiegava che nel 2023 la spesa per il debito è stata 12,5 volte superiore alla spesa per l’adattamento climatico, e nel 2024 sarà 13,2 volte superiore.
“Il denaro che potrebbe contribuire a ripristinare gli ecosistemi danneggiati e proteggere le comunità vulnerabili dalle inondazioni o dalla siccità sta invece affluendo alle banche e agli inquinatori del mondo ricco”, puntualizza la ricercatrice. L’analisi di IIED ha passato al vaglio 49 dei paesi più a rischio di default sul proprio debito, per quelli sui quali sono disponibili dati affidabili. Nel complesso i loro debiti pubblici ammontano a 431 miliardi di dollari. Se trovassero accordi con i loro creditori sulla falsariga degli swap debito per clima già approvati negli anni scorsi, potrebbero liberare 103,4 mld $ per l’azione climatica.
E potrebbero farlo in modo molto più conveniente e sostenibile rispetto ad altre forme di finanza climatica. Oggi, di solito, le risorse per il clima non fanno che replicare, aggravandola, la trappola del debito: la maggior parte delle risorse infatti viene elargita come prestiti (che vanno restituiti con gli interessi) invece che come risorse a fondo perduto. Uno studio del Global Development Policy Center dell’università di Boston pubblicato a febbraio calcolava che sono 91 i paesi che oggi rischiano di finire in una “trappola del debito climatico”: gli investimenti in mitigazione e adattamento congeleranno il loro sviluppo e faranno saltare i conti pubblici.
Uno strumento nuovo ne chiama altri
Lo swap debito per clima non è una panacea, sottolienea l’IIED, ma può essere lo strumento migliore da usare in alcuni casi. Uno strumento in più a fianco di altri, ancora da implementare, come degli accordi che sospendono il rimborso del debito in caso di catastrofi, o delle assicurazioni ancorate a precisi parametri che possano coprire i pagamenti durante la ripresa post evento estremo. “Per alcuni paesi, la cancellazione del debito potrebbe essere la soluzione giusta”, sottolinea la no profit con sede in Gran Bretagna.