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Strategia industriale UE: i consigli di Climate Action Network

Obiettivi settoriali chiari, tabelle di marcia e protocolli di monitoraggio: questi sono i tre elementi chiave per una buona strategia industriale.

Strategia industriale UE
Credits: Gerd Altmann da Pixabay

Se l’UE vuole passare dalle parole ai fatti, la strategia industriale è il miglior banco di prova.

(Rinnovabili.it) – Secondo Climate Action Network (CAN), la strategia industriale UE – che dovrebbe essere presentata già questa settimana – sarà il banco di prova per capire se la Commissione Europa ha intenzioni realistiche nella definizione della sua politica climatica, passando dal piano delle dichiarazioni a quello dei fatti.

L’industria europea, infatti, contribuisce in modo determinante al riscaldamento globale, ed è sempre più colpita dai costi climatici e dalle incertezze dovute all’innalzamento della temperatura. L’industria rappresenta attualmente il 14% delle emissioni totali di gas serra nell’eurozona e i recenti rilevamenti dei livelli di emissioni industriali in stagnazione (non in calo) sono una dimostrazione del fallimento dell’attuale quadro normativo.

La scienza, tuttavia, parla molto chiaro: per essere in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi e mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 1,5° C, l’Europa deve raggiungere la neutralità climatica entro il 2040 e aumentare il suo obiettivo 2030 al 65% di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990.

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Per queste ragioni, secondo Sophie Rigaudie, responsabile delle Politiche per il clima e l’industria dell’UE di CAN, la strategia industriale UE è un’opportunità per l’esecutivo europeo di mettere insieme parole e azione, assumendo la leadership nello sviluppo di processi produttivi a zero emissioni, prodotti e tecnologie pulite, maggiore innovazione e competitività. Nonostante questo, una prima (e deludente) versione della strategia trapelata il 24 gennaio sembra non riuscire a stabilire obiettivi e traguardi concreti e traguardi.

Secondo gli studi e le analisi di CAN, rendere l’industria neutrale rispetto al clima, anche per i settori ad alta intensità energetica, è tecnicamente raggiungibile entro il 2050. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, la Commissione deve creare un meccanismo basato su tre elementi chiave. In primo luogo, sottolinea Rigaudie su Eroactiv, devono essere fissati obiettivi settoriali chiari. La strategia industriale UE dovrebbe sostenere il settore proponendo obiettivi a lungo termine e intermedi, in linea con il Green Deal.

In secondo luogo, la strategia dovrebbe imporre a ciascun settore industriale di sviluppare delle tabelle di marcia e dei piani finanziari su misura per identificare le principali sfide, gli ostacoli e le opportunità di ciascun settore per la piena decarbonizzazione. In terzo luogo, la Commissione deve creare un meccanismo di monitoraggio per verificare i progressi e identificare misure correttive se i settori industriali sono in ritardo rispetto alle riduzioni delle emissioni. Inoltre, sarebbe opportuno istituire un osservatorio indipendente per garantire la coerenza delle politiche e fornire consulenza.

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La riduzione delle emissioni nell’industria ad alta intensità energetica, le misure di efficienza energetica, il passaggio completo alle energie rinnovabili e una maggiore elettrificazione richiederanno coerenza con le altre iniziative intraprese nell’ambito del Green Deal, come ad esempio il piano d’azione per l’economia circolare, l’iniziativa per la produzione di acciaio neutrale dal punto di vista climatico e la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS).

In questo scenario, la presenza di sussidi ai combustibili fossili, la distribuzione di quote gratuite per l’inquinamento e l’inadeguata condizionalità per il rischio di aiuti di Stato terranno l’Europa bloccata e aumenteranno la possibilità di allontanarla dai suoi obiettivi climatici. Questo significa che la strategia industriale UE dovrà stabilire rigorosi criteri di ammissibilità rispetto ai finanziamenti, così da garantire che le risorse pubbliche siano convogliate su progetti con il più alto potenziale di riduzione. Inoltre, saranno necessarie anche regole chiare sugli investimenti privati, per capire come potranno essere meglio mobilitati e orientati per sostenere la decarbonizzazione dell’industria.