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Nuovi standard net-zero, SBTi rende più stringenti gli obiettivi sulle emissioni Scope 1 e 2

Standard net-zero: SBTi rafforza criteri per Scope 1 e 2
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I nuovi standard net-zero si calibrano sul target più ambizioso dell’Accordo di Parigi

Per conservare o ottenere ex novo la certificazione della Science-Based Target initiative (SBTi), le istituzioni finanziarie dovranno adottare criteri più stringenti per le loro emissioni dirette (Scope 1) e quelle indirette generate dai consumi energetici (Scope 2). Cambia infatti lo standard net-zero promosso dall’ente più accreditato a livello mondiale per impostare percorsi di transizione compatibili con gli obiettivi climatici. Con novità importanti anche sul fronte della finanza fossile.

Come cambia lo standard aziendale net-zero di SBTi?

SBTi ha rilasciato i nuovi requisiti per gli obiettivi corporate a breve termine sulle emissioni di gas serra. Il cambiamento più importante riguarda il livello di ambizione. Finora, per ottenere la certificazione, le istituzioni finanziarie e le aziende dovevano avere dei piani allineati con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C”, ovvero il target più alto stabilito dall’Accordo di Parigi.

La nuova versione dello standard richiederà, invece, l’adeguamento con l’obiettivo di 1,5°C. Questa modifica riguarda le emissioni Scope 1 e 2. Cambia anche la finestra temporale entro cui raggiungere questi obiettivi: da 5-15 anni si passa a 5-10 anni. Per quanto riguarda le emissioni Scope 3, ovvero quelle generate a monte e a valle lungo la catena del valore, il criterio passa dall’allineamento con i 2°C a quello con obiettivi “ben al di sotto dei 2°C”.

Questi nuovi requisiti entreranno in vigore il 30 novembre 2024. Chi ha già la certificazione SBTi dovrà aggiornare i suoi piani entro 5 anni. Chi invece la richiederà da adesso a fine anno potrà scegliere se usare come riferimento la vecchia versione o quella nuova.

Da SBTi un giro di vite sulla finanza fossile

Sul versante dei finanziamenti ai combustibili fossili, SBTi introduce un nuovo set di criteri per ottenere la certificazione degli standard net-zero. Lasciando però la scelta tra i nuovi requisiti e una versione aggiornata e più stringente di quelli in vigore in precedenza per le istituzioni finanziarie. I nuovi criteri sono differenziati per tipologia di combustibile fossile (carbone, petrolio e gas) e introducono requisiti su quattro pilastri, che corrispondono agli obiettivi di migliorare la disclosure, disincentivare nuova finanza fossile, accompagnare le istituzioni finanziarie (e le compagnie fossili) nel percorso di transizione, e procedere lungo l’abbandono graduale delle fossili.

Nello specifico, le istituzioni finanziarie si devono impegnare, tramite una policy rilasciata pubblicamente, a cessare immediatamente tutte le nuove attività finanziarie relative ai progetti e alle società fossili che rientrano nelle maglie di SBTi. Per il phase out, l’impegno obbligatorio è a cessare ogni sostegno al carbone entro il 2030 nei paesi OCSE e entro il 2040 a livello globale.

Gli intermediari finanziari dovranno anche fissare target a breve termine per la riduzione delle emissioni del loro portafoglio in termini assoluti e lungo l’intera catena del valore, allineati almeno con un fattore lineare di riduzione del 4,2% annuo.

“Gli strumenti finanziari sono essenziali per fornire capitale e coinvolgere le aziende nella transizione verso un percorso di 1,5°C”, sottolinea SBTi, riconoscendo che l’impatto sulle emissioni del disinvestimento dalle attività legate ai combustibili fossili “non è sempre chiaro o coerente”. La prima e migliore opzione per puntare alla stabilizzazione del sistema climatico, quindi, è “un investimento finanziario che utilizza la propria influenza e coinvolge attivamente le aziende per allinearsi alla transizione a 1,5°C”.

Tutte le modifiche agli standard net-zero di SBTi sono disponibili qui.

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