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La sostenibilità dell’industria manifatturiera tra sfide e opportunità

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Photo by Sam Moghadam Khamseh on Unsplash

(Rinnovabili.it) – Un numero crescente di aziende a livello mondiale sta inserendo la sostenibilità tra gli obiettivi strategici e le proprie operazioni per aumentare la crescita e la competitività globale. Questa tendenza è andata ben oltre l’iniziale cerchia di imprese considerate tradizionalmente “verdi” – come, ad esempio, quelle che operano nel business delle rinnovabili – e oggi include molte realtà di spicco nei settori industriali più disparati. È oramai assodato che la rinnovata attenzione ai criteri ESG (environmental, social, corporate governance) e il relativo impegno per far crescere l’azienda su tutte e tre le direttrici permetta di ottenere dei vantaggi concreti: dal rafforzamento del brand e della sua reputazione all’aumentata efficienza operativa; dalla possibilità di incrementare il vantaggio competitivo sul mercato alla maggiore resilienza nel lungo termine. Ma quante imprese hanno assunto obiettivi ambiziosi di sostenibilità? E quanto sono lontane o vicine dai propri target? Ma, soprattutto, come possono rendere tale percorso il più breve e vantaggioso possibile? Alla domanda risponde oggi un nuovo white paper redatto da Schneider Electric, leader nella trasformazione digitale della gestione e dell’automazione dell’energia, assieme al gruppo di consulenza e ricerca tecnologica Omdia.

Il documento racchiude i risultati di un’indagine somministrata a 262 dirigenti e professionisti di società industriali attive nei settori automobilistico, chimico, alimentare e delle bevande, delle scienze biologiche, dei semiconduttori e dell’elettronica, dell’energia. Aziende leader nei rispettivi campi, provenienti da ogni parte del mondo e ognuna delle quali impegnata a sviluppare un business più sostenibile. 

Un produttore su 3 sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità

Quello che emerge chiaramente da “Industrial Sustainability: Moving sustainability forward in manufacturing” è come oltre la metà degli intervistati lavori in compagnie che puntano alla completa decarbonizzazione. Per la precisione il 57% del campione vanta obiettivi di azzeramento delle emissioni nette di gas serra. E un 37% segue specificatamente target di riduzione “basati sulla scienza”, i cosiddetti SBT, che allineano le politiche di decarbonizzazione direttamente all’obiettivo di lotta climatica dell’Accordo di Parigi. Un 47% ha assunto invece impegni nell’ambito dell’iniziativa RE100, che mira all’utilizzo di sole fonti rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico aziendale. 

E’ in corso una trasformazione ed è palpabile. D’altra parte fin dalla sua nascita l‘industria manifatturiera non ha mai smesso di muoversi, in un processo evolutivo costante cha traina con sé business e società.

Ma tra il dire e il fare a volte esiste un mare di opportunità ancora da cogliere e nonostante i crescenti impegni verso la sostenibilità, molte aziende stanno ancora lottando per identificare percorso e strumenti. 

Secondo la ricerca di Schneider Electric e Omdia, oggi meno di un terzo (30%) delle compagnie è sulla buona strada per raggiungere i propri obiettivi. Un 21% delle società ha attivato iniziative di sostenibilità ma è ancora lontano dai target. Il dato più interessante che emerge? Spesso la strategia intrapresa fa perno su piccoli progetti isolati anziché su grandi iniziative globali. La stragrande maggioranza del campione (48%), invece, è ancora in fase di pianificazione e sviluppo.  

Tra sfide tecnologie e barriere organizzative

Cosa ci dice l’indagine? Che l’impegno non manca. L’industria manifatturiera ha compreso il valore della sostenibilità e gli investimenti in questo comparto sono mossi soprattutto dalla Responsabilità sociale d’impresa. Tuttavia tradurre le iniziative in un cambiamento immediato e duraturo rappresenta ancora una sfida. Molte delle difficoltà, riportano gli intervistati, sono legate a quelle infrastrutture e attività preesistenti o basate su tecnologie tradizionali che mal si conciliano con i nuovi progetti green. Ma anche il costo iniziale, la mancanza di accesso a dati corretti o quella di una identificazione puntuale dei vantaggi possono costituire un freno. 

Ovviamente un ruolo lo gioca anche la cultura e la sensibilità al cambiamento della classe dirigente, senza scordare che il successo o meno delle iniziative di sostenibilità dipenderà sempre dal mondo in cui tecnologie e soluzioni vengono introdotte nelle operazioni quotidiane e nei piani strategici a lungo termine.

L’innovazione è il collante tra sostenibilità e competitività

Non esiste una ricetta unica per tutti ma il white paper identifica le prime macro categorie tecnologiche con il maggior impatto sulle iniziative di sostenibilità, sulla base delle soluzioni già attivate dalle industrie manifatturiere. 

Al primo posto ovviamente i sistemi di automazione come i motori elettrici ad alta efficienza e gli inverter, e quelli di gestione energetica. Migliorare e aggiornare le apparecchiature esistenti, così come ottimizzare i consumi tagliando gli sprechi, offre alle aziende un approccio diretto per ridurre costi ed emissioni, migliorando la produzione e la competitività. 

Anche le tecnologie del cloud possono avere un impatto importante. Gli strumenti di analisi dei dati disponibili sulla “nuvola” così come la capacità di riunire informazioni generate da sedi periferiche in un’unica piattaforma centrale, consente alle aziende manifatturiere di ottimizzare la gestione dei propri progetti. E anche di prendere decisioni più ecologiche. 

Il monitoraggio della catena di fornitura e le tecnologie di cattura dei dati rappresentano altri due aspetti fondamentali per l’industria, ma nella lista di tecnologie innovative non si può non citare anche l’intelligenza artificiale e i nuovi sistemi di analisi e di simulazione digitale.

Gli investimenti in queste aree sono già in corso. L’indagine rivela che ben il 54% degli intervistati sta già utilizzando la tecnologia del gemello digitale (digital twin) per progettare o rinnovare le proprie strutture tenendo conto degli obiettivi di sostenibilità. E un buon 50% prevede di implementare nei prossimi tre anni impianti alimentati a fonti rinnovabili e sistemi di gestione dell’energia.

“L’anno che sta per finire, caratterizzato da una tripla crisi – energetica, climatica, economica – ha reso ancora più complesso perseguire gli obiettivi di crescita, ha messo in evidenza in modo molto chiaro la necessità imprescindibile di investire in innovazione per affrontare le sfide”, spiega Claudio Giulianetti, Vice Presidente, Industrial Automation di Schneider Electric. “In qualunque contesto si parli di queste emergenze, la leva tecnologica è sempre citata come fondamentale, e in effetti lo è: non possiamo pensare che l’industria possa diventare realmente sostenibile senza sfruttare il potenziale dei dati, della connettività, delle piattaforme e servizi digitali. Quello che emerge da questa ricerca, che ha coinvolto le aziende leader nel percorso verso la riconversione green, è l’esigenza di adottare un approccio completamente strutturato, che “unisca i puntini” tra le singole iniziative che possono incidere sulla sostenibilità per creare un progetto che coinvolga l’intera impresa e, a tendere, anche la sua filiera”.

“E’ con questo tipo di visione – continua Giulianetti – che ci rivolgiamo anche qui in Italia ai nostri clienti del mondo industriale, forti di tecnologie che consentono di applicare in modo scalabile a ogni tipo e dimensione di impresa le soluzioni cardine per la riduzione dei consumi energetici – tema particolarmente critico oggi – e un approccio basato sulla sostenibilità e circolarità di tutto il ciclo di vita industriale. In questo senso, sulla base dell’ampia esperienza maturata sul tema, possiamo affiancare alla tecnologia servizi di consulenza specifici che “fotografano” la situazione di partenza in termini di emissioni di CO2 e permettono di definire un percorso per ridurle”.

In collaborazione con Schneider Electric

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