L’Europa può abbattere del 30% il carico amministrativo per le aziende con mirate semplificazioni al reporting Tassonomia UE. Modifiche che non stravolgono la bussola europea per gli investimenti sostenibili, non cambiano le regole del gioco garantendo affidabilità e prevedibilità agli investitori, e aiutano le imprese a migliorare la competitività.
Si tratta di indicazioni che potrebbero essere recepite dalla Commissione UE nel preparare il regolamento Omnibus, previsto per il 26 febbraio, in cui Bruxelles spiegherà come vuole semplificare Tassonomia, CSRD e CSDDD. L’Omnibus fa parte della Bussola per la Competitività UE presentata dall’esecutivo comunitario a fine gennaio.
Come semplificare la Tassonomia? Seguendo le proposte presentate nelle 111 pagine dell’ultimo rapporto della Piattaforma per la Finanza Sostenibile (scarica il rapporto in fondo all’articolo), l’ente consultivo tecnico-scientifico dell’UE sulle questioni di finanza verde e l’universo ESG.
Tassonomia che, dopo un lungo processo di confronto con tutti gli attori interessati, presenta alcune criticità che vanno affrontate. Il rapporto ne identifica 5:
- Eccessiva complessità della valutazione DNSH: troppi criteri dettagliati e poco chiari, difficili da applicare e verificare, soprattutto per le esposizioni non-UE.
- Obblighi di rendicontazione sproporzionati: le aziende devono riportare dati anche su attività marginali, aumentando il carico amministrativo senza un reale valore aggiunto.
- Difficoltà nell’uso di stime e dati mancanti: le istituzioni finanziarie faticano a ottenere dati completi dalle aziende, rendendo il reporting poco praticabile.
- Calcolo distorto del Green Asset Ratio (GAR): asimmetrie tra numeratore e denominatore, esclusione di alcune attività finanziabili e difficoltà nell’integrare prestiti retail e PMI.
- Oneri eccessivi per PMI e piccole istituzioni finanziarie: le piccole imprese e le banche minori trovano difficile conformarsi alla tassonomia, rischiando di essere escluse dalla finanza sostenibile.
Semplificazioni reporting Tassonomia UE, 5 proposte
Il rapporto della Piattaforma UE sulla Finanza Sostenibile propone 5 principali aree di intervento per semplificare la rendicontazione della tassonomia, mirando a ridurre gli oneri amministrativi e migliorare la coerenza del quadro normativo.
Valutazione DNSH
Miglioramento della valutazione “Do No Significant Harm” (DNSH) e semplificazione della rendicontazione. Attualmente, la valutazione DNSH rappresenta un ostacolo per molte aziende a causa della complessità dei criteri e delle differenze tra settori e aree geografiche.
Il rapporto propone di:
- distinguere tra tipologie di utenti e utilizzi: le aziende finanziarie e non finanziarie avranno obblighi di rendicontazione differenziati in base alla natura delle loro attività e agli indicatori economici rilevanti (fatturato vs spese in conto capitale);
- semplificare la valutazione DNSH per il fatturato: propone un meccanismo “comply or explain” per alcune attività, consentendo alle aziende di spiegare l’assenza di dati anziché dover fornire evidenze complesse;
- migliorare la coerenza con la normativa UE e internazionale: la revisione dei criteri DNSH deve tener conto delle normative ambientali europee già esistenti, evitando duplicazioni e oneri eccessivi per le imprese.
Materialità per i KPI
Introduzione di un principio di materialità per tutti i KPI (Key performance indicators) aziendali. Uno dei principali problemi della tassonomia è che impone obblighi di rendicontazione anche su attività marginali per le aziende.
Per affrontare questa criticità, il rapporto propone di:
- applicare soglie di materialità ai KPI chiave (fatturato, CapEx, OpEx): le aziende dovranno rendicontare solo gli indicatori che superano una determinata soglia di rilevanza economica;
- limitare l’OpEx KPI agli investimenti in ricerca e sviluppo (R&D): attualmente, la rendicontazione delle spese operative è percepita come poco utile e onerosa. La proposta prevede di renderla obbligatoria solo per le spese in R&D, mentre le altre potranno essere dichiarate su base volontaria;
- allineare i KPI con la reportistica finanziaria tradizionale: ciò permetterà di ridurre le discrepanze tra le diverse metriche richieste dalla tassonomia e dai bilanci aziendali, facilitando il processo di reporting.
Più stime (ma con standard comuni)
Uso di stime e “safe harbours” per le istituzioni finanziarie. Per molte istituzioni finanziarie, la difficoltà nel reperire dati sulle attività sottostanti rende la rendicontazione della tassonomia poco praticabile.
Per risolvere questo problema, il rapporto propone di:
- consentire l’uso di stime e proxy per tutte le esposizioni: le banche e gli investitori potranno utilizzare stime per valutare la sostenibilità degli asset, soprattutto per le attività non-UE o per le imprese non obbligate a rendicontare secondo la tassonomia;
- creare “safe harbours” per proteggere le istituzioni finanziarie da rischi legali: le aziende che utilizzeranno metodi di stima approvati non potranno essere penalizzate per eventuali discrepanze future nei dati reali;
- standardizzare l’uso delle stime con linee guida chiare: dovranno essere introdotte metodologie armonizzate per garantire coerenza e affidabilità nel calcolo delle stime utilizzate nel reporting.
Correzioni strutturali a GAR e GIR
Semplificazione del Green Asset Ratio (GAR) e del Green Investment Ratio (GIR). Il GAR e il GIR sono due indicatori chiave per valutare la quota di attività sostenibili nel portafoglio degli istituti finanziari.
Tuttavia, il loro calcolo attuale presenta diverse criticità, tra cui:
- asimmetria tra numeratore e denominatore: oggi il GAR esclude alcune attività finanziarie dal numeratore, creando distorsioni. Il rapporto propone di allineare le due grandezze, escludendo dal denominatore le attività non pertinenti (ad esempio liquidità, goodwill, prestiti interbancari);
- uso di proxy e stime per asset difficili da valutare: per migliorare l’inclusione degli asset non-UE e retail, si dovrebbe consentire l’utilizzo di proxy per la valutazione della loro sostenibilità;
- semplificazione della valutazione per il credito al consumo e i mutui: dovrebbe diventare possibile valutare la sostenibilità di questi prodotti utilizzando dati esistenti (per esempio, certificati di prestazione energetica per gli immobili), senza dover richiedere informazioni aggiuntive ai clienti.
Facilitazioni in rapporto alla taglia
Approcci semplificati per PMI, banche e investitori. Le PMI e le istituzioni finanziarie minori incontrano difficoltà maggiori nel conformarsi agli obblighi di rendicontazione della tassonomia.
Per agevolarle, il rapporto propone:
- un regime semplificato per le PMI quotate: queste aziende potranno utilizzare un approccio di rendicontazione più snello, basato su un numero ridotto di indicatori;
- un nuovo “Sustainability Asset Ratio” per le PMI non quotate: questo indicatore volontario permetterà alle banche di classificare le esposizioni alle PMI come parte della finanza sostenibile senza applicare direttamente la tassonomia completa;
- facilitazioni per le banche di piccole e medie dimensioni: verranno introdotti strumenti semplificati per consentire agli istituti minori di integrare la tassonomia nei loro report senza dover sostenere oneri eccessivi.
Riassunto delle proposte di semplificazione della Tassonomia UE
La tabella seguente riassume i principali interventi per semplificazione reporting Tassonomia UE proposti dalla Piattaforma per la Finanza Sostenibile dell’Unione Europea:
Ambito di intervento | Problema attuale | Soluzione proposta |
---|---|---|
Valutazione DNSH | Criteri troppo complessi e onerosi da verificare | Distinzione tra utenti e utilizzi, semplificazione per il KPI sul fatturato, approccio “comply or explain” |
Materialità e KPI | Rendicontazione obbligatoria anche per attività marginali | Soglie di materialità per tutti i KPI, OpEx KPI limitato alla R&D, allineamento con la reportistica finanziaria |
Uso di stime e “safe harbours” | Difficoltà nell’ottenere dati completi | Stime e proxy ammessi per tutte le esposizioni, protezioni legali per chi le utilizza, linee guida armonizzate |
Green Asset Ratio (GAR) e Green Investment Ratio (GIR) | Asimmetrie nel calcolo e difficoltà nel valutare mutui e prestiti retail | Allineamento numeratore/denominatore, utilizzo di proxy e certificazioni esistenti (es. EPC per mutui) |
Semplificazioni per PMI e banche minori | Obblighi sproporzionati rispetto alle risorse disponibili | Approcci semplificati per PMI quotate e non, nuovo “Sustainability Asset Ratio”, facilitazioni per banche minori |
Scarica qui il rapporto della Piattaforma Finanza Sostenibile