Consob analizza la normativa UE recente su finanza sostenibile e greenwashing. Manca standardizzazione tra i provvedimenti. E servono più strumenti per la tutela dei piccoli investitori retail
![Rischio greenwashing: Consob, come tutelare il consumatore](https://www.rinnovabili.it/wp-content/uploads/2025/02/rischio-greenwashing.jpg)
L’Europa sta accelerando sul fronte del contrasto al rischio greenwashing, con una produzione normativa senza precedenti negli ultimi anni. La quantità c’è, ma la qualità? Le nuove leggi per la finanza sostenibile sono davvero efficaci?
Ciò che manca è, sicuramente, più standardizzazione e coerenza tra i vari provvedimenti, proprio per semplificare l’identificazione del rischio greenwashing. E tutelare prima e meglio il consumatore. È quanto emerge da un approfondimento della Consob, intitolato “Greenwashing e tutela del consumatore per un’economia sostenibile” e pubblicato di recente.
Standard chiari per combattere il rischio greenwashing
I contributi al volume edito da Consob sottolineano la necessità di definire standard chiari per evitare pratiche ingannevoli. Le sfide principali?
Emerge, soprattutto, la mancanza di metodologie univoche per la valutazione della sostenibilità. Una mancanza che genera confusione nei rating ESG. E rischia di compromettere la fiducia degli investitori. D’altronde, rileva il documento, il quadro normativo in campo finanziario è ancora frammentato, con obblighi di trasparenza più rigidi per alcuni operatori rispetto ad altri.
Non solo. Consob sottolinea anche il ruolo degli amministratori e degli organi di controllo nell’assicurare trasparenza e veridicità nelle dichiarazioni di sostenibilità delle imprese.
Qui si aggancia una terza priorità, rispetto al rafforzamento della tutela del consumatore. L’obiettivo, sostiene il documento, dovrebbe essere quello di migliorare la normativa per evitare che pratiche scorrette possano distorcere il mercato e penalizzare gli investitori retail meno sofisticati.
Passando ai raggi x la normativa più recente sul tema, cioè la Direttiva (UE) 2024/825 (nota anche come direttiva sui green claims), la Consob rileva alcune criticità:
- la mancanza di armonizzazione nei criteri di valutazione ESG tra diverse agenzie,
- la difficoltà di verificare le affermazioni aziendali sulla sostenibilità,
- l’assenza di sanzioni realmente dissuasive.
Oltre a rafforzare l’impianto legislativo nel suo complesso, assicurando standardizzazione e coerenza, Consob avanza una proposta per migliorare la tutela del consumatore. Chiede, infatti, l’introduzione di misure per garantire che le aziende rispondano per dichiarazioni ingannevoli, con la possibilità di azioni collettive.