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Londra vuole un G7 più attento al rischio climatico

Rischio climatico: la proposta di Londra per la finanza verde
Foto di Gino Crescoli da Pixabay

Gli UK cercano un cambio di passo sul reporting aziendale, con l’inclusione del rischio climatico

(Rinnovabili.it) – Riportare il rischio climatico deve diventare la prassi. Almeno per le aziende più grandi dei paesi con economie avanzate. È la proposta avanzata da Rishi Sunak, il Cancelliere dello Scacchiere (cioè ministro delle Finanze) della Gran Bretagna, per i paesi che fanno parte del G7.

La rendicontazione del rischio climatico diventerebbe quindi parte integrante della reportistica che ogni compagnia è tenuta a pubblicare annualmente e far passare al vaglio degli azionisti. E, soprattutto, deve entrare tra i fattori in base ai quali le aziende devono modellare le loro strategie.

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Secondo alcune fonti che hanno visto in anteprima la proposta di Sunak, riporta Bloomberg, la proposta prevederebbe l’obbligo per le aziende di riferire una volta l’anno sulla loro esposizione al rischio climatico e sulle opportunità che si aprono alla luce del cambiamento climatico. Nella sua essenza, questo requisito seguirebbe appieno delle linee guida già esistenti, quelle delineate nel 2017 dalla Task force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD).

Su questi punti il Regno Unito intende spingere già in vista della prossima riunione del G7, in programma per il 4 e 5 giugno prossimi. Un ulteriore tentativo di affilare la leadership climatica di Londra in un anno in cui il paese fresco di Brexit è protagonista assoluto in qualità di organizzatore della Cop26 di Glasgow, che si terrà a novembre.

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La finanza climatica è uno dei temi in cima alla lista delle priorità per il governo di Boris Johnson. Che cerca alleati per questa battaglia. Sunak ha sondato di recente sia la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, sia il ministro delle Finanze del Canada, Chrystia Freeland. L’obiettivo dichiarato, per ora, è andare oltre gli standard TCFD. Questi sono solamente volontari: nessun obbligo, per alcuna azienda, di inglobare il rischio climatico nel suo reporting. Sforzi, peraltro, che coinvolgono da vicino anche l’Italia: sia come co-organizzatore della Cop26, sia per la presidenza di turno del G20 dove Roma sta dando molta enfasi al lavoro sul fronte della finanza sostenibile.

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