Allarme della BCE sui rischi climatici nell’eurozona
(Rinnovabili.it) – Un terzo dei prestiti aziendali nell’eurozona sono esposti ai rischi climatici. Le banche dell’area euro imprestano un euro su tre a imprese situate in aree dove è già elevato, oppure in aumento, il rischio di inondazioni, siccità, caldo estremo, incendi o innalzamento del livello del mare. Lo rileva un rapporto della Banca centrale europea pubblicato ieri.
“Questo può diventare sempre più rilevante se le emissioni non vengono effettivamente ridotte a lungo termine e se le imprese e le economie non riescono ad adattarsi ai cambiamenti climatici”, ha spiegato la BCE. Almeno l’80% dei prestiti presenta un fattore di rischio. E i paesi dell’Europa meridionale sono quelli considerati più a rischio dall’istituto di Francoforte.
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Nella regione meridionale, infatti, circa il 18% delle aziende totali sono esposte ai rischi climatici considerati nel rapporto. Grecia, Portogallo e Spagna sono tra i paesi dove si concentrano di più. Tanto da creare dei potenziali problemi alle rispettive banche centrali, avverte l’istituzione guidata da Christine Lagarde. Secondo lo studio della BCE, circa l’80% delle banche greche e il 40% delle banche portoghesi e spagnole sono esposte a più di un rischio climatico.
“Nel 2019 le perdite economiche totali dovute a eventi estremi sono ammontate all’1% del PIL nell’area dell’euro; senza azione, questi costi dovrebbero aumentare nel tempo”, ricordano gli autori del dossier. Un ulteriore livello di rischio, poi, è dovuto al fatto che anche le garanzie sui prestiti sono a loro volta esposte in buona percentuale ai rischi climatici: in questa casistica ricade il 30% circa dei prestiti.
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Secondo il Climate Risk Index stilato dall’ong tedesca Germanwatch, l’Europa su base mondiale si colloca tra le regioni a rischio climatico medio-alto. E secondo un rapporto del Cmcc, dal 1980 al 2017 i danni economici dovuti ai soli rischi naturali in Europa sono stati pari a 557 miliardi di euro: la maggior parte legati a eventi climatici e meteorologici estremi, la cui frequenza e intensità si prevede sia destinata ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.