La riforma dell’ETS UE torna in votazione il 22 giugno
(Rinnovabili.it) – C’è l’accordo sulla riforma dell’ETS UE. Dopo la bocciatura in plenaria la scorsa settimana, i principali partiti dell’Europarlamento hanno lavorato a porte chiuse per limare le divergenze e trovare un compromesso su alcuni dei tasselli più importanti del Fit for 55, il pacchetto legislativo con cui Bruxelles sta impostando la sua transizione energetica. Lo ha annunciato ieri Pascal Canfin, il presidente della commissione Ambiente del parlamento europeo, che parla di “risultato molto buono” che “permetterà di avere un voto storico il 22 giugno”.
Riforma dell’ETS UE, la posizione dell’Europarlamento
Rispetto alle attese, su molti punti centrali l’accordo è tarato al ribasso. L’intesa riguarda sia la riforma dell’ETS UE, sia gli altri provvedimenti ad essa collegati. Ovvero, la tassa sul carbonio alla frontiera (Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) e a cascata il Fondo sociale per il clima. Si tratta di una sintesi tra le posizioni del PPE, dei S&D e di Renew, appoggiata anche dal gruppo dei Verdi europei. Vediamo nel dettaglio cosa prevede.
Target ETS – La Commissione aveva proposto una riduzione al 2030 del 61% delle emissioni (rispetto ai livelli del 2005) nei settori coperti dal mercato del carbonio UE. I partiti europei alzano il target ETS al 63%. È il punto di caduta su cui puntavano da settimane i negoziatori in quota PPE. Una percentuale decisamente distante dal -67% proposto inizialmente dagli eurodeputati più ambiziosi.
Fattore di riduzione lineare (LRF) – Sarà leggermente più veloce il ritiro annuale delle quote ETS, un meccanismo chiave per tenere stabili i prezzi della CO2 e per incentivare seriamente l’industria a investire nella decarbonizzazione. Il tasso per il 2029 sale dal 4,5% al 4,6% rispetto alla precedente proposta dell’Europarlamento. Tra il 2024 e il 2025 è fissato al 4,4% e tra 2026 e 2028 al 4,5%. Più alto di quello proposto dalla Commissione (4,2%), che già raddoppiava il LRF del vecchio ETS (fermo al 2,2%).
Permessi ETS gratuiti – Le quote gratis, garantite finora a certi settori industriali, scompariranno del tutto nel lontanissimo 31 dicembre 2032. In parte è un miglioramento rispetto alla proposta della Commissione, che voleva il phase out solo nel 2035. Ma l’Europarlamento fa iniziare il ritiro nel 2027, questa l’intesa raggiunta, invece del 2026 indicato dall’esecutivo UE.
Riduzione una tantum – Oltre al LRF, la proposta originale del Fit for 55 prevede una riduzione una tantum del numero totale di quote ETS. La Commissione voleva togliere dalla circolazione 117 milioni di permessi già nel 2024, quando la riforma dell’ETS UE dovrebbe entrare formalmente in vigore. L’Europarlamento ha diluito la proposta, fissando il numero in 70 mln nel 2024 e altri 50 mln nel 2026.
La nuova tassa sulla CO2 alla frontiera
Novità anche sul fronte CBAM. Il nuovo sistema proposto dalla Commissione per tutelare l’industria europea dalla concorrenza “climaticamente sleale” di paesi terzi entrerà in vigore soltanto nel 2033, cioè quando finirà il phase out dei permessi gratuiti dell’ETS. Tuttavia, se il CBAM dovesse ritardare, per qualsiasi motivo, scatterà un meccanismo per estendere le quote gratis.
Si allarga il ventaglio di settori e prodotti coperti dalla tassa sulla CO2 alla frontiera. La Commissione ha proposto di includere, inizialmente, ferro, acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio e generazione elettrica. Strasburgo mette dentro anche polimeri e composti organici (previo parere dell’esecutivo UE) e idrogeno.
Per rafforzare la competitività dell’industria UE, il PPE ha proposto e ottenuto che al CBAM sia affiancato un meccanismo di sconti per le merci destinate all’esportazione. In più, i settori più dipendenti dalle esportazioni godranno di un’estensione aggiuntiva dei permessi ETS gratuiti. (lm)