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I suggerimenti di T&E a Bruxelles sulla riforma dell’ETS per le navi

Riforma dell’ETS: sulle navi deve valere il principio ‘chi inquina paga’
Foto di Kookay da Pixabay

La riforma dell’ETS è in dirittura d’arrivo

(Rinnovabili.it) – Il principio del ‘chi inquina paga’ deve stare al centro della riforma dell’ETS europeo. Sulle navi serve più ambizione, perché un mercato dei crediti di carbonio che copra solo i tragitti intra-europei è troppo striminzito e si rivelerà poco efficace. Lo sostengono in una lettera alla Commissione europea due associazioni di armatori svedesi e greci, insieme all’ong Transport & Environment.

“Questo è il momento cruciale per l’industria marittima – afferma Faig Abbasov di T&E  – Con l’UE che decide i dettagli della sua tariffazione marittima del carbonio, è un’opportunità per mettere il trasporto marittimo sulla via della decarbonizzazione. Una proposta ben congegnata può raggiungere questo obiettivo senza compromettere il buon funzionamento del settore. Chiediamo ad altre compagnie di navigazione di unirsi a questa coalizione industria-ONG per spingere per una proposta ambiziosa ed efficace”.

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Nella lettera, T&E e le associazioni di armatori chiedono alla Commissione di incorporare la proposta del parlamento europeo di creare un ‘Ocean Fund’ che aiuti a stabilizzare i prezzi dell’ETS marittimo. Il panorama dell’industria del trasporto marittimo europeo, infatti, è composta da soggetti di dimensioni medio-piccole, più esposti a eventuali variazioni delle quote. Per la stessa ragione, i firmatari chiedono all’esecutivo UE di ridurre il carico burocratico che metterebbe in difficoltà aziende con poca capacità amministrativa.

Il cuore della proposta è il principio del ‘chi inquina paga’. “Anche la nave tecnicamente più efficiente può essere utilizzata in modo inefficiente, con conseguente elevato inquinamento”, si legge nella lettera. I parametri operativi come itinerario, velocità carico trasportato, quale carburante acquistare, infatti, sono a discrezione degli operatori commerciali. Pertanto, la riforma dell’ETS nel suo versante marittimo “dovrebbe garantire che gli operatori commerciali delle navi si assumano anche la responsabilità delle tasse sull’inquinamento da carbonio al fine di incentivarli a far funzionare le navi nel modo più ecologicamente efficiente”.

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Più protezione per le aziende di calibro medio-piccolo potrebbe arrivare anche dal non imporre l’ETS solo per i tragitti tra porti europei, suggerisce T&E. Stesso risultato si otterrebbe escludendo l’allocazione di quote gratuite. Infatti sarebbero i big del settore ad approfittarsene di più, semplicemente grazie alle risorse amministrative che possono mettere in campo per seguire tutto il complesso iter burocratico. Non è una dinamica nuova né al lavoro solo in quest’ambito. Qualcosa di molto simile avviene per l’accesso ai finanziamenti della PAC, la politica agricola comune, dove i sussidi finiscono in gran parte alle grandi aziende.

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