Rinnovabili • Rapporto IPCC: la crociata di Washington contro il loss & damage

Gli Stati Uniti passano il bianchetto sul prossimo rapporto IPCC

Durante i negoziati per definire il contenuto del sommario e delle raccomandazioni per i politici, la delegazione americana preme per togliere ogni riferimento a “loss and damage” per paura che spalanchi il vaso di Pandora delle rivendicazioni da parte dei paesi meno sviluppati

Rapporto IPCC: la crociata di Washington contro il loss & damage
via depositphotos.com

Il nuovo rapporto IPCC del WG II uscirà lunedì 28 febbraio

(Rinnovabili.it) – Il nuovo rapporto IPCC non deve parlare di loss & damage nel sommario scritto apposta per i politici. È l’ordine di scuderia con cui si sta muovendo la delegazione degli Stati Uniti in queste settimane. Il motivo? Non dare basi solide alle richieste dei paesi meno sviluppati, che premono per creare un meccanismo internazionale per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico. Meccanismo con cui calcolare quanto i paesi con le emissioni storiche più alte devono sborsare ai paesi vittime del climate change.

La censura arriva nel momento più critico per ogni nuovo rapporto IPCC: i negoziati con i rappresentanti dei 195 paesi membri dell’International Panel on Climate Change. Si contratta parola per parola cosa deve dire il sommario in “plain language” per i politici e quali raccomandazioni deve contenere. Saranno la base di partenza per le politiche climatiche e, soprattutto, per i negoziati delle prossime COP.

Leggi anche La Scozia rompe un tabù sui disastri climatici

Le contrattazioni in corso nelle ultime due settimane non fanno eccezione. Si sta chiudendo il nuovo rapporto IPCC che contiene il lavoro del Working Group II. Dopo il primo report generale uscito ad agosto 2021, l’Assessment Report 6 dell’IPCC prosegue con la seconda parte dedicata all’impatto attuale del climate change e alle strategie di adattamento. Il rapporto uscirà lunedì 28.

In quest’ultima settimana buona parte delle discussioni si è concentrata su un passaggio specifico, a prima vista innocuo. Non per Washington, che teme possa aprire il vaso di Pandora delle rivendicazioni climatiche. La bozza, vista da Climate Home News, afferma in un passaggio che il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha già “causato perdite e danni [losses and damages] diffusi alla natura e alle persone, nonostante gli sforzi di adattamento”. Troppo esplicito per gli Stati Uniti, che premono per rimpiazzare l’espressione con un ben più neutro e confortante “impatti” (impacts).

Leggi anche COP26 di Glasgow, che batosta sulla finanza climatica

Da anni il capitolo loss & damages è un nervo scoperto dei negoziati internazionali sul clima. Per i paesi meno sviluppati prevedere una forma di assistenza “riparativa” da parte di chi ha inquinato di più è una questione di giustizia climatica, ma anche molto pratica: senza finanziamenti è ben difficile per loro mettere in campo strumenti efficaci di adattamento e mitigazione. Finora però tutti i tentativi negoziali sono andati a vuoto. L’ultimo proprio alla COP26 di Glasgow, quando tutte le proposte sulle perdite e i danni sono state stralciate dalla bozza finale, che si limita a promettere che se ne parlerà in futuro.