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Tutte le falle nella performance climatica delle aziende globali

Performance climatica: solo 1 azienda su 5 nel mondo rispetta gli 1,5°C
Foto di Annabel_P da Pixabay

CDP e Arabesque valutano la performance climatica di migliaia di compagnie

(Rinnovabili.it) – Le aziende tedesche e indiane non stanno solo evitando di allinearsi agli obiettivi del Paris Agreement: hanno addirittura peggiorato la loro performance climatica rispetto al 2015. Sono le peggiori al mondo, ma la capacità di ricalibrare il proprio business sugli 1,5 gradi fa difetto un po’ a tutte le latitudini. A livello globale, infatti, appena il 20-25% delle aziende ha delle politiche coerenti con l’azione accelerata contro il cambiamento climatico che è richiesta in questo decennio per non sforare gli obiettivi al 2050.

Lo rivela un’analisi di Arabesque, soggetto che si occupa di sostenibilità aziendale. Nel mercato indiano, le aziende con piani allineati agli 1,5 gradi sono passate dal 25% del 2015 al 23,5% del 2021. E quelle che si collocano su una traiettoria superiore ai 3°C sono addirittura schizzate dal 25 al 25,3% in questi 6 anni. In Germania la flessione tra quelle in linea con l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi è contenuta, 1 punto percentuale, mentre si ingrossa molto la schiera delle aziende con performance climatica allineata con i 2°C (dal 18,5% al 35,7%).

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Il mercato britannico resta sostanzialmente immobile per quanto riguarda gli 1,5 gradi, ma con molte aziende la cui performance climatica si sintonizza adesso sui 2 gradi invece che su politiche coerenti con almeno 2,7°C di riscaldamento globale. Il panorama delle compagnie più virtuose negli Stati Uniti invece migliora (dal 14 al 22%), così come in Giappone (dal 24 al 30%). Compare in classifica anche la Cina, che passa dallo 0% al 4%. Per Pechino, il cambiamento più consistente è il volume di disclosures, che schizza dal 5 al 56% in 6 anni.

Ma la trasparenza resta ancora un campo minato quando si tratta di sostenibilità aziendale. Lo rivela l’ultimo aggiornamento di Carbon Disclosure Project (CDP), dove le aziende che partecipano – oltre 13mila, pari a 2/3 della capitalizzazione globale – non riportano quasi mai dati esaustivi, lasciando zone d’ombra a più livelli. Le compagnie virtuose sono un misero 1% (135 per l’esattezza), le uniche a rispondere a tutti e 24 i criteri predisposti da CDP. E quelle che affermano di avere un piano per la transizione low-carbon crescono appena di 500 unità in un anno, da 3500 a circa 4000. Meno di un terzo del totale.

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